GIAN GASTONE DE’ MEDICI

Gian Gastone ritratto da Franz Ferdinand Richter
Gian Gastone ritratto da Niccolò assana

Giovanni Battista Gastone de’ Medici, meglio noto come Gian Gastone (Firenze, 25 maggio 1671 – Firenze, 9 luglio 1737), figlio di Cosimo III de’ Medici e Margherita Luisa d’Orléans, è stato il settimo Granduca di Toscana, ultimo Granduca appartenente alla dinastia dei Medici. Alla sua morte il ramo maschile della dinastia si estinse, lasciando le redini del granducato ai Lorena.

Figlio terzogenito ritenuto lontano dalla succesione, crebbe trascurato dai genitori. Dopo che la madre fu tornata in Francia a causa dei pessimi rapporti con il marito e con la suocere Vittoria della Rovere, quando il principino aveva appena quattro anni, tra i due si mantenne una corrispondenza affettuosa che però si diradò con l’avanzare degli anni. Al contrario i rapporti col padre Cosimo erano formali dato che il Granduca era occupato soprattutto a curare l’educazione e la carriera del primogenito Ferdinando, erede al trono, e della secondogenita Anna Maria Luisa, considerata una preziosa pedina matrimoniale. Il padre si premurò comunque di assicurare a Gian Gastone dei precettori adatti al suo lignaggio, evitando di affidarne l’eduzione alla nonna.

Il giovane, in mancanza di una figura paterna che lo comprendesse, trovò un confidente nello zio cardinale Francesco Maria de’ Medici, personaggio anticonformista nonostante l’abito ecclesiastico, e nella sorella Anna Maria Luisa. Importantissimo per la vita di Gian Gastone fu l’incontro con Giuliano Dami, un modesto servitore figlio di un contadino toscano, “donatogli” dal marchese Ferdinando Capponi. Il Dami si legherà al granduca per tutta la vita prima come amante e poi come complice delle sue scorribande omosessuali.

Preoccupato per la mancanza di eredi da parte dei figli, nel 1695 Cosimo III iniziò a cercare una moglie per il terzogenito. La scelta cadde sulla venticinquenne Anna Maria Francesca, figlia del duca Giulio di Sassonia Lauenburg. La donna si oppose però con forza all’unione, inutilmente.

Dato il rifiuto della nuova principessa di trasferirsi presso la corte fiorentina, fu Gian Gastone a raggiungere la moglie in Germania, L’unione si riveò però ben presto infausta: Gian Gastone, apertamente omosessuale e amante della cultura, non trovò nessun appagamento nella compagnia di una moglie rozza e dedita esclusivamente alla pratica degli esercizi fisici all’aperto, che lui apertamente aborriva. Il suo carattere prepotente ed imperioso poi era del tutto opposto a quello mite e dolce del marito, che trovava poi insopportabile la vita nella residenza di Reichstadt, luogo privo di qualsiasi attrattiva intellettuale, trascorrendo le sue giornata nell’ignavia o nei litigi con la moglie.

Gian Gastone, negli anni successivi, rimase sempre meno tempo a Reichstadt, soggiornando sempre più spesso a Praga, dove incominciò ad abbandonarsi ai piacericarnali in postriboli e in taverne e a darsi all’alcol, accompagnato in queste scorribande immancabilmente da Giuliano Dami, che faceva di tutto per assecondare i desideri del suo padrone.

Nonostante il fallimento matrimoniale, Cosimo premeva perché il figlio adempisse ai suoi doveri coniugali. La declinante salute del primogenito Ferdinando, che aveva contratto la sifilide durante un viaggio a Venezia, aveva spento nell’anziano Granduca la speranza che da lui proseguisse la dinastia. Necessitava, dunque, che questa fosse continuata da Gian Gastone, e Cosimo tentò vari espedienti perché il matrimonio fosse consumato. I suoi tentativi si rivelarono inutile e nel 1705 Gian Gastone abbandonò la moglie per tornare a Firenze.

Tramontata e superata prima l’ipotesi di designare Maria Luisa come erede e poi di ristabilire la Repubblica Fiorentina, la situazione del Granducato andava sempre più peggiorando con la morte di Ferdinano nel 1713 e da quella del granduca Cosimo III il 31 ottobre 1723.

Gian Gastone salì quindi al trono, senza mai averlo desiderato, in una contingenza politica a lui ampiamente sfavorevole: non solo la Toscana era diventata una mercanzia delle grandi potenze europee, ma lo stesso Stato versava nelle condizioni più misere a causa del malgoverno paterno. Gian Gastone, benché non avesse mai amato il potere e fosse in pessime condizioni di salute, seppe gestirlo con accortezza e buon senso e nei suoi quattordici anni di regno tentò di rimediare al malgoverno paterno abbassando le tasse, stabilendo la separazione tra Chiesa e Stato, abolendo le leggi antisemite e ridando vitalità alla cultura.

Ben poco riuscì però a fare per impedire che il Granducato divenisse merce di scambio fra le grandi potenze europee, che designarono autonomamente come successore del trono don Carlos, il futuro re di Spagna. Emblematico è il fatto che quando nel 1728, in seguito ad un infortunio, fu fatta spargere la voce che Gian Gastone fosse morente, la Spagna iniziò a muovere il suo esercito contro la Toscana per occuparla ma la risolutezza del Granduca evitò il peggio. In seguito agli eventi della guerra di successione polacca però le carte cambiarono nuovamente: Nel 1735 le grandi potenze decisero che Stanislao Leszczyński, il pretendente francese al trono polacco, avrebbe ottenuto come indennizzo il Ducato di Lorena, il cui erede era Francesco Stefano, fidanzato della figlia di Carlo VI d’Asburgo, Maria Teresa. In cambio delle terre avite, il giovane lorenese avrebbe ricevuto il Granducato di Toscana. Conscio che ogni protesta sarebbe stata inutile, Gian Gastone riuscì soltanto a farsi promettere che, al momento dell’ascesa di Francesco Stefano, la Toscana sarebbe rimasta sempre uno Stato autonomo e non una provincia dell’Impero asburgico mentre niente potè fare per impedire che l’enorme patrimonio artistico accumulato dai suoi antenati fosse in parte disperso.

La salute del granduca Gian Gastone, oramai minata da anni, peggiorò sensibilmente nel giugno del 1737. Il principe di Craon, arrivato in quel mese a Firenze in rappresentanza del futuro granduca Francesco Stefano di Lorena, trovò il Granduca in fin di vita e ne informò prontamente il padrone. Alle due e venti pomeridiane del 9 luglio Gian Gastone de’ Medici, ultimo granduca di Toscana della sua dinastia, spirò circondato dalla sorella Anna Maria Luisa, dai più importanti ecclesiastici toscani e dalle maggiori cariche del regno.