CHIESE DELLE NAZIONI

SINAGOGA

L'Antica Sinagoga
L'interno dell'Antica Sinagoga

La sinagoga vecchia di Livorno, oggi scomparsa, sorgeva non lontano da piazza Grande, all’interno della città pentagonale del Buontalenti. Costruita nel XVII secolo e più volte ampliata, secondo le descrizioni d’inizio Novecento, era ritenuta la più bella d’Europa e la seconda, per dimensioni, dopo quella di Amsterdam. La prima versione della struttura, molto sobria, fu eretta nel 1603 su progetto di Claudio Cogorano e Alessandro Pieroni, ma nel corso del XVII secolo, accrescendosi la presenza ebraica in città, si rende indispensabile un ampliamento. Nel 1642 si realizzò un’ampia sala di preghiera con due ordini di gallerie su progetto di Francesco Cantagallina. A partire dalla seconda metà del XVII secolo la sinagoga venne arricchita di arredi e suppellettili. Nell’anno 1700 la comunità ebraica livornese chiese al granduca di accrescere ancora il Tempio, il cui interno venne totalmente demolito e ricostruito con i matronei disposti su tre lati. Altri lavori di ampliamento e di arredo furono eseguiti nel corso del XIX secolo, con la costruzione di una nuova facciata verso sud; intorno al 1926, nel contesto degli sventramenti dei quartieri attorno alla via Cairoli, furono demoliti alcuni dei fabbricati seicenteschi che fiancheggiavano la sinagoga. Devastata dai bombardamenti aerei durante la Seconda guerra mondiale, fu definitivamente demolita per far posto alla nuova sinagoga, inaugurata nel 1962. 

TEMPIO DELLA CONGREGAZIONE OLANDESE ALEMANNA

La presenza fiamminghi e tedeschi è attestata a Livorno sin dalle origini della città, quando, nei primi anni del XVII secolo, fu ufficialmente istituita la Congregazione Olandese Alemanna. Questa comunità inizialmente era cattolica ed aveva un altare nella chiesa della Madonna assieme a quelli di altre nazioni straniere (francesi, corsi, portoghesi). Successivamente prevalse la componente riformata calvinista; pertanto si rese necessario un nuovo spazio sia per il seppellimento degli acattolici, che per le celebrazioni religiose. Inizialmente i riti riformati si tennero in una piccola sala ubicata in via del Consiglio (come all’epoca si chiamava l’attuale via Pollastrini), di fianco all’odierno Palazzo Comunale.

Solo con l’Unità d’Italia, dopo aver vinto le resistenze delle autorità civili e cattoliche, furono avviate le pratiche per la costruzione di un tempio vero e proprio. Dopo aver vagliato diversi progetti, tra cui un disegno di Giuseppe Cappellini, fu prescelto l’elaborato di Dario Giacomelli. I lavori furono avviati nel 1862 e terminarono nel 1864. Pochi anni dopo, la crisi economica legata all’abolizione del porto franco causò il declino della Congregazione, che però, nel 1903, non esitò a munire la chiesa di un mirabile organo della ditta Agati-Tronci, definito senza uguali in Toscana.

L’edificio fu risparmiato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, ma fu depredato dell’organo. L’estinguersi degli ultimi membri della Congregazione, avvenuto nella seconda metà del Novecento, fece precipitare il tempio in un lento ed inesorabile stato di degrado: presso l’abside, nell’area un tempo occupata dalla sacrestia, dalle scuole della comunità e dall’alloggio del maestro, fu persino autorizzata la costruzione di un incombente palazzo, mentre l’apparato ornamentale cominciò pericolosamente a disgregarsi, a cominciare dagli esili pinnacoli che adornavano la facciata.

 
Dopo anni di abbandono, l’edificio è tornato parzialmente fruibile nel 2016.
Veduta esterna nei primi anni del 900
L'interno prima del recupero

CHIESA ARMENA DI SAN GREGORIO ILLUMINATORE

Gli armeni, presenti a Livorno per le loro attività commerciali sin dal Seicento, ottennero il permesso di costruire una chiesa nazionale solo nel Settecento, dopo aver vinto le resistenze della Santa Sede. Quest’ultima infatti guardava con sospetto la concessione elargita alla comunità armena, temendo un radicamento delle posizioni gregoriane.

il disegno esecutivo fu realizzato da Giovan Battista Foggini e affidato al provveditore della Fabbrica di Livorno Giovanni del Fantasia. La scelta di Foggini, uno dei più importanti artisti dell’epoca, rivela non solo le ambizioni della committenza, ma anche la volontà, da parte del “gran principe” Ferdinando, di trasformare la via della Madonna in uno scenografico asse barocco rivolto verso il quartiere della Venezia Nuova; ciò trova conferma nel coevo rifacimento della facciata della chiesa della Santissima Annunziata, il cui disegno è stato attribuito dalla critica ancora alla mano di Foggini.

I lavori di San Gregorio cominciarono nel 1701 e furono conclusi pochi anni dopo. Tuttavia, a causa di un contenzioso tra la comunità e gli eredi del benefattore che aveva finanziato la costruzione, il tempio poté essere aperto solo all’inizio del 1714.

Importanti lavori di restauro si tennero comunque negli anni quaranta dell’Ottocento, quando l’interno della chiesa fu dotato di un apparato decorativo di gusto neoclassico.

Colpita duramente dai bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale, la chiesa fu oggetto di furti, razzie e atti vandalici. Nel dopoguerra, venuta meno la comunità armena di Livorno, prevalse l’idea di ridurre il complesso ad una sorta di piccolo oratorio, demolendo gran parte dell’edificio, nonostante i danni riportati non fossero tali da decretarne l’abbattimento.

CHIESA GREGO-ORTODOSSA DELLA SANTISSIMA TRINITÀ

Membri cattolici della comunità greca avevano avuto il permesso, sin dall’inizio del XVII secolo, di innalzare una propria chiesa nazionale in via della Madonna, intitolata alla Santissima Annunziata. Nel corso dei decenni successivi, nacquero tuttavia diatribe sempre più violente in seno alla comunità greca tra i suoi membri cattolici e ortodossi. Dopo un tentativo da parte degli ortodossi nel 1757 di impadronirsi della chiesa greca cattolica, il granduca-imperatore Francesco I autorizzò la costruzione di una chiesa ortodossa nel quartiere di Sant’Antonio. Questo nuovo tempio, fu la prima chiesa acattolica della Toscana, e fu inaugurata col titolo della Santissima Trinità verso il 1760. Il luogo di culto, popolarmente conosciuto come “chiesa delle Rosa Bianca”, prendendo il nome da un’osteria vicina, non poteva avere campane e nessun segno sacro o iscrizione sulla facciata posta lungo la via pubblica.

Il 10 ottobre 1902 Pavel Aleksandrovič Romanov, ultimo figlio dello zar Alessandro II Romanov vi sposò, morganaticamente, contro la volontà della famiglia imperiale, Ol’ga Valerianovna Paley.

La facciata fu realizzata nei primi anni del Novecento dall’ingegner Enrico Azzati e Giovanni Saccardi, quando l’intera zona fu soggetta anche ad alcuni sventramenti attorno all’adiacente Ospedale di Sant’Antonio; all’interno della chiesa si trovavano arredi sacri di notevole valore artistico, attualmente ricollocati nella cappella della Dormizione, presso il Cimitero greco-ortodosso di via Mastacchi ed in parte nelle collezioni artistiche comunali presso il “Museo della Città”.

Fu demolita insieme alla chiesa di Sant’Antonio a seguito della costruzione del Palazzo del Governo, intorno al 1942, per creare una piazza per le adunate.

La chiesa dopo gli sventramenti d'inizio Novecento
Interno

CHIESA DELLA SANTISSIMA ANNUNZIATA

Sul finire del XVI secolo numerosi greci giunsero in Toscana per prestare servizio sulle navi dell’Ordine di Santo Stefano dei Cavalieri. Inizialmente questa comunità si riuniva presso il piccolo oratorio di San Jacopo in Acquaviva, al di fuori della città fortificata. Successivamente, nel 1601, fu avviata la costruzione di una chiesa nazionale in via della Madonna ed i lavori furono portati a termine nel marzo 1606; il progetto si deve ad Alessandro Pieroni, architetto molto attivo nella Livorno medicea.

Un secolo più tardi fu innalzata l’elegante facciata, forse su disegno di Giovanni Baratta o di Giovan Battista Foggini con il contributo scultoreo di Andrea Vaccà, mentre a lato della chiesa fu realizzato un piccolo campanile. Intorno alla metà del XVIII secolo il soffitto fu arricchito da una struttura a cassettoni, con al centro un dipinto dell’Annunciazione di Giovanni Domenico Ferretti, che andava a celare il precedente ornamento di travi e capriate a vista.

I bombardamenti della seconda guerra mondiale cancellarono gran parte della chiesa, che fu ridotta ad un cumulo di macerie dal quale emergevano solo la facciata e la parte della navata con il campanile. Restaurata la facciata e ricostruito il corpo della chiesa, nel 1951 la chiesa fu ceduta all’Arciconfraternita della Purificazione.

CHIESA VALDESE

La presenza di cittadini britannici a Livorno si registra almeno dal XVII secolo. Questa comunità, formata essenzialmente da anglicani, ebbe il permesso di edificare una propria chiesa solo nell’Ottocento; la chiesa anglicana di San Giorgio sorse tra il 1839 ed il 1844 presso l’antico cimitero degli inglesi.

L’affermazione della componente scozzese di confessione presbiteriana facente capo alla Chiesa di Scozia, rese necessaria l’edificazione di un secondo luogo di culto, soprattutto a seguito dello scisma del 1843, da cui ebbe origine la Libera Chiesa di Scozia. A partire dal 1845 i Prebiteriani abbandonarono la chiesa di San Giorgio e si riunirono in una sala in via Castelli.

Il progetto, secondo il canonico Giuseppe Piombanti, fu curato dall’architetto Rumball di Edimburgo ed eseguito da maestranze locali. Per non suscitare scandalo nel clero cattolico, al progettista fu però imposto di realizzare un edificio simile ad un palazzo. La chiesa fu aperta nel 1849.

I Presbiteriani celebrarono le loro liturgie nella chiesa di via Verdi fino all’inizio del Novecento; successivamente fondarono una nuova cappella presso il Seamen’s Institute, un istituto (oggi scomparso) destinato all’accoglienza dei marinai anglosassoni che giungevano nel porto di Livorno. Nel 1911 la chiesa originaria venne acquistata dalla Chiesa evangelica valdese, presente a Livorno sin dal 1861, con un tempio ricavato nei pressi dell’odierna piazza Manin.

CHIESA DI SAN GIORGIO

L’origine della presenza inglese a Livorno può essere fatta risalire già al XVII secolo, quando, dopo l’ampliamento del porto su progetto dell’anglosassone sir Robert Dudley, la marina inglese fece di Livorno la sua base per il pattugliamento delle rotte del Mediterraneo.

Non senza difficoltà, legate all’opposizione del clero cattolico, nel Settecento fu concesso al console inglese il permesso di avere in casa un ecclesiastico anglicano; tra il 1816 e il 1836 ebbero in uso l’ex cappella dei Gesuiti, in Venezia Nuova, ma la costruzione di un tempio vero e proprio fu avviata solo nel 1839, secondo il disegno dell’architetto Angiolo della Valle. La chiesa, dedicata appunto al santo protettore dell’Inghilterra, fu completata nel 1844.

Danneggiata dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, passò alla Confraternita della Misericordia che, dopo la perdita della chiesa di Santa Barbara, la restaurò e la consacrò al culto cattolico nel 1956. Attualmente è concessa in uso dalla Misericordia alla Chiesa ortodossa rumena.