FEDERICO CAPRILLI

Federico Caprilli (Livorno, 8 aprile 1868 – Torino, 6 dicembre 1907) è stato un militare e cavaliere italiano, ideatore del Sistema Naturale di Equitazione.

Nato da una famiglia benestante ma rimasto orfano del padre a 13 anni, Caprilli entrò nel Collegio Militare di Firenze e poi di Roma, “porte di ingresso” dell’Accademia Militare di Modena, da cui esce a 20 un severo giudizio di “mediocre in equitazione”.

Per nulla scoraggiato, con la vita militare Caprilli inizia a studiare da vicino i movimenti del cavallo e sperimenta le tecniche innovative da lui stesso messe a punto. La sua idea è che il cavallo possa dare il meglio di sé solo se il cavaliere ne asseconda i movimenti: fino ad allora, per saltare un ostacolo a cavallo era uso tenere il corpo all’indietro e tirare le redini “sollevando” il cavallo, nella convinzione che l’animale non riuscisse a saltare senza l’aiuto del cavaliere. In un’occasione, saltando un fosso, Caprilli stupìsce i commilitoni sciogliendo le redini e distendendosi a mani basse sul collo del cavallo.

Caprilli si dedica quindi alle competizioni e i successi ottenuti nelle gare e l’amicizia con Emanuele Cacherano di Bricherasio gli aprono le porte dell’alta società.

Ai Giochi olimpici di Parigi 1900 Caprilli è il preparatore di Gian Giorgio Trissino, ma non può gareggiare perché richiamato in servizio dal Ministero della Guerra, che con un telegramma ha vietato l’espatrio agli ufficiali in carriera in seguito allo scioglimento delle Camere. Caprilli, tuttavia, non si era perso d’animo. Poco prima dei Giochi aveva infatti ottenuto una licenza di cinque giorni dal reggimento di appartenenza, di stanza a Parma, per recarsi a Torino. Nella città sabauda era però rimasto poche ore: contravvenendo al divieto di espatrio, il tenente livornese si era infatti precipitato in incognito nella capitale transalpina per raggiungere il ritiro della squadra italiana di equitazione. Qui si era limitato a dare gli ultimi consigli agli atleti azzurri, provando anche alcuni cavalli sul percorso a ostacoli, prima di tornarsene precipitosamente in Italia e rientrare puntuale in caserma. Secondo una versione romanzata della storia, Caprilli avrebbe in realtà partecipato alle competizioni prendendo segretamente il posto di Trissino, vincendo una medaglia d’argento.

Nel giugno 1902, al Concorso ippico internazionale di Torino che si svolge nell’ippodromo allestito in piazza d’Armi, Caprilli, in sella al possente baio Mélopo, conquista il primato mondiale di salto in alto con lo stacco di 2,08 m.

Caprilli morì il 6 dicembre 1907, a soli 39 anni, a seguito della caduta da un cavallo che stava provando al trotto, picchiando violentemente la nuca. Benché su un terreno reso scivoloso dalla neve, il fatto che un cavaliere di tale esperienza possa aver perso la vita in un incidente così banale suscitò stupore, tanto da ipotizzare la tesi dell’omicidio.