ILIO BARONTINI

Ilio Barontini (Cecina, 28 settembre 1890 – Scandicci, 22 gennaio 1951) è stato un partigiano e politico italiano.

Nato a Cecina (Livorno) il 28 settembre 1890 da Giuseppe e da Emilia Marucci, di famiglia contadina dalle tradizioni anarchichesi iscrisse al partito socialista nel 1905. Fu dapprima operaio metallurgico, poi ferroviere, e si dedicò all’organizzazione sindacale della sua categoria, diventando ben presto segretario provinciale.

Tra le correnti che allora dividevano il partito socialista, il B. aderì a quella torinese dell’Ordine nuovo e, dopo il XVII congresso socialista del 1921, seguì la sorte del gruppo torinese, entrando a far parte del costituito partito comunista italiano. Lo stesso anno fu candidato nelle elezìoni politiche per la circoscrizione di Livorno.

Con l’avvento del fascismo subì arresti, denunce e aggressioni, ma non si arrese mai e tornò sempre alla militanza politica. Fra i dirigenti del Partito Comunista d’Italia fece parte della minoranza favorevole all’ingresso delle formazioni antifasciste di difesa del Partito nel Fronte Unito Arditi del Popolo.

Fu coinvolto, nel giugno del 1927, nel cosiddetto “processo dei due corrieri”; rinviato davanti al Tribunale speciale, di recentissima costituzione, e processato assieme ad altri dirigenti comunisti il 28 luglio 1928, fu assolto per mancanza di prove. Ripresa l’attività clandestina, nel 1931, per ordine del suo partito e per sfuggire ad una condanna a tre anni da parte del tribunale speciale, si trasferì a Parigi dove, facendosi passare per un commerciante svizzero, organizzava il collegamento tra l’emigrazione antifascìsta e il movimento clandestino in Italia.

Nel 1933 si recò a Mosca, dove lavorò come tecnico specializzato in una officina e frequentò la Scuola leninista internazionale. Durante i quattro anni di permanenza nell’unione Sovietica continuò la propaganda contro il fascismo, avvicinando ad Odessa, presso il “club dei marinai”, i marinai italiani che vi sostavano.

Nel 1936 partecipò in Spagna alle prime fasi della Guerra civile per poi trasferirsi nel 1938 in Etiopia, con lo scopo di organizzare i guerriglieri locali nella resistenza all’invasore fascista. Venne messa una taglia su di lui, ma riuscì a fuggire in Sudan, accolto a Khartoum dal generale britannico Harold Alexander che gli concesse un riconoscimento per i meriti acquisiti nell’organizzazione della resistenza all’invasione fascista italiana in Etiopia. 

Nel momento in cui la Francia cadde sotto il controllo dei nazisti, con l’ascesa al potere del governo Pétain, organizzò militarmente i nuclei di partigiani francesi comunisti.

Immediatamente a seguito della caduta del Fascismo e dell’Armistizio dell’8 settembre 1943 Barontini tornò in Italia per contribuire alla lotta di liberazione dai nazifascisti, assumendo il nome di battaglia di “Dario”.

Finita la seconda guerra mondiale fece parte della Consulta Nazionale. Fu eletto nel 1946 con il PCI deputato all’Assemblea Costituente nella circoscrizione di Pisa, e nel 1948 al Senato della Repubblica, dove fu segretario della commissione Difesa.

Per la sua attività fu decorato con la Bronze Star ancora dal generale Alexander, mentre Giuseppe Dozza gli conferì il titolo di cittadino onorario della città di Bologna. L’Unione Sovietica gli conferì il prestigioso Ordine della Stella Rossa.

Morì in un incidente automobilistico a Scandicci nel 1951 all’età di 60 anni, di ritorno da un congresso del PCI, assieme ai dirigenti comunisti livornesi Leonardo Leonardi e Otello Frangioni.