COSTANZO CIANO

Costanzo Ciano in una foto ufficiale
Il basamento del mausoleo

Costanzo Ciano, (Livorno, 30 agosto 1876 – Ponte a Moriano, Lucca, 26 giugno 1939), è stato un militare e politico italiano, padre di Galeazzo Ciano.

Entrò all’Accademia navale all’età di 15 anni, conseguendo la nomina a guardiamarina il 16 luglio 1896. Fu promosso tenente il 16 settembre 1901 e fu addetto alla scuola per mozzi sul veliero “Miseno”; successivamente fu sulla “Caracciolo”, sulla “Pisa” in allestimento, sul caccia “Fulmine”. Sposò nel novembre 1901 Carolina Pini, figlia di un benestante livornese; il 18 marzo 1903 nacque il primogenito, battezzato Galeazzo in omaggio al suocero da poco scomparso.

Negli anni successivi si trasferì con la famiglia alla Spezia, per dirigere la scuola semaforisti e telegrafisti della marina, posta nel forte di Varignano. Fu impegnato nella guerra di Libia, al comando della torpediniera “A. 22”, poi di piroscafi requisiti per trasporti oltremare, fra i quali il “Siracusa”, meritando un encomio solenne per la sua attività. Nella primavera del 1914 venne nominato primo tenente di vascello, e gli venne affidato il comando del “Misurata”, alla fonda nel porto di Durazzo, con il compito di sorvegliare la situazione albanese; sempre al comando del “Misurata” fu sorpreso dallo scoppio della prima guerra mondiale nel porto di Tobruk, dove prese parte alla cattura di alcuni ribelli senussiti, ottenendo una medaglia d’argento al valor militare. Nel 1915, allo scoppio della Prima guerra mondiale, venne posto alla direzione del silurificio di Venezia della Regia Marina e nel 1916 sostituì il fratello Arturo al comando del cacciatorpediniere Zeffiro

Finita la guerra, nonostante le concrete possibilità di carriera che gli si schiudevano grazie ai meriti acquisiti, chiese di essere collocato nella riserva e passò al lavoro civile, accettando la più remunerativa direzione della compagnia di navigazione “Il mare”. offertagli dall’industriale Giovanni Agnelli.

Nell’estate del 1922 Livorno venne occupata da squadre armate di fascisti provenienti da tutta la Toscana che furono implicate nell’uccisione di alcuni consiglieri comunali e devastarono negozi legati a personalità del mondo politico cittadino, sedi di partiti di sinistra, circoli dei lavoratori e la Camera del Lavoro. Il 3 agosto un nutrito squadrone di fascisti, con alla testa Costanzo Ciano e Dino Perrone Compagni, si diresse al Palazzo Comunale: l’amministrazione socialista, guidata dal sindaco Uberto Mondolfi, fu costretta a dare le dimissioni sotto la minaccia di ulteriori gravi ritorsioni.

Nel 1925, per suo interessamento diretto, la piccolissima provincia labronica, raccolta attorno ad una città che contava allora oltre 100.000 abitanti, fu ingrandita con il comune di Capraia Isola (tolto alla provincia di Genova) e con quelli di Bibbona, Campiglia Marittima, Castagneto Carducci, Cecina, Collesalvetti, Piombino, Rosignano Marittimo, Sassetta e Suvereto, tolti alla provincia di Pisa. In tale occasione venne anche istituito il terzo circondario, con capoluogo Piombino.

Nel 1924 venne rieletto deputato alla Camera dei deputati del Regno e confermato nel 1929, nel 1934 e nel 1939 nella Camera dei Fasci e delle Corporazioni.

Il 5 febbraio 1924 venne nominato Ministro delle Poste e Telegrafi, cui vennero aggiunte le comunicazioni; sotto il suo ministero la radiofonia esordì in Italia con la trasmissione di un discorso di Mussolini, tenuto a Roma il 25 marzo di quell’anno.
In quegli anni da ministro riordinò l’amministrazione ferroviaria e potenziò la rete ferroviaria: il 1º luglio 1931 inaugurò la stazione Centrale di Milano e nel 1933 il Palazzo delle Poste della Spezia. Nel 1928 costituì l’Ente italiano audizioni radiofoniche.

Presiedette il ministero fino al 1934, quando venne eletto Presidente della Camera dei deputati del Regno d’Italia, poi Camera dei Fasci e delle Corporazioni per pochi mesi, fino alla morte improvvisa avvenuta il 26 giugno 1939.

La città di Livorno decise in seguito la costruzione del Mausoleo di Ciano, edificio monumentale in località Monteburrone, nei pressi di Montenero, che avrebbe dovuto ospitare la sepoltura del gerarca e dei suoi familiari.
Alla caduta del regime fascista, la costruzione rimase incompiuta; nelle cave di granito di Villamarina dell’isola Santo Stefano, nell’arcipelago di La Maddalena, sono tuttora abbandonate e visitabili alcune parti scolpite, tra cui il busto di Ciano, previste per la decorazione del mausoleo.