Giuseppe Orosi (Pisa, 17 marzo 1816 – Livorno, 14 dicembre 1875) è stato un chimico italiano.
Nella fede di battesimo, del 19 marzo, risulta un ‘trovatello’. Secondo i biografi, il padre morì non molto tempo dopo la sua nascita, e, quando il ragazzo raggiunse il quindicesimo anno di età, la madre si sposò nuovamente. Rifiutato dal patrigno, Orosi andò a vivere presso alcuni parenti che abitavano a San Giuliano Terme, non lontano da Pisa. Né i nomi dei genitori né del patrigno vengono mai menzionati nei documenti che lo riguardano.
Completati gli studi secondari, riuscì a iscriversi all’Università di Pisa, frequentando il corso di laurea in medicina e mantenendosi grazie all’impiego di garzone presso la spezieria arcivescovile. Le scarse risorse economiche, tuttavia, lo indussero a ripiegare sul conseguimento di un più rapido diploma di farmacia. Durante il percorso universitario, seguì assiduamente le lezioni di Giuseppe Branchi, titolare della cattedra di chimica dal 1801 al 1839.
Una volta preso il diploma, trovò un impiego in una spezieria di Castagneto in Maremma (oggi Castagneto Carducci), quindi venne assunto presso la farmacia Villoresi di Livorno. Motivato a intraprendere la carriera della ricerca scientifica, perfezionò la preparazione in campo chimico e farmaceutico applicandosi anche allo studio di altre discipline, come la matematica. Inoltre approfondì la conoscenza dell’inglese, del francese e del latino.
Nel 1842, a 26 anni, vinse il concorso per il posto di intendente di farmacia presso l’ospedale di Livorno. In quegli anni strinse amicizia con uno dei medici dell’ospedale, Giovanni Pellini, del quale in seguito avrebbe sposato la figlia, Virginia. Grazie alla stabilità offerta dalla nuova posizione, ebbe la possibilità di istituire dei corsi gratuiti di chimica per gli studenti livornesi che frequentavano l’università. Il suo interesse per la didattica si concretizzò nella prima traduzione italiana delle Leçons sur la philosophie chimique (1837) di Jean-Baptiste Dumas.
Negli anni Quaranta dell’Ottocento, Orosi iniziò a produrre una serie di ricerche relative all’analisi delle acque di diverse zone della Toscana, collaborando anche con importanti scienziati, come Paolo Savi e soprattutto Gioacchino Taddei, uno dei chimici più famosi e influenti del tempo.
All’inizio del 1849 Orosi venne nominato professore di chimica farmaceutica presso l’Arcispedale di S. Maria Nuova a Firenze, la stessa istituzione dove aveva lavorato Taddei, il quale in quel momento occupava la cattedra di chimica organica e fisica medica. Orosi ottenne l’incarico in uno dei momenti più drammatici della storia del Granducato di Toscana, la fuga del Granduca e l’elezione del governo provvisorio di Francesco Domenico Guerrazzi, Giuseppe Mazzoni e Giuseppe Montanelli, eventi ai quali Taddei partecipò attivamente. Al suo rientro, Leopoldo II punì duramente Taddei, revocandogli la cattedra, e annullò molti dei provvedimenti presi in quel convulso periodo. Con un decreto del 1° luglio 1849 venne destituito dal suo incarico anche Orosi, il quale tornò a tempo pieno alla sua precedente occupazione presso l’ospedale di Livorno.
Nel 1859, dopo l’annessione della Toscana al Regno di Sardegna, votata nel marzo di quell’anno, Orosi, con un decreto del 17 giugno, venne nominato professore onorario nella sezione degli studi pratici di completamento e perfezionamento nella Scuola di S. Maria Nuova a Firenze. L’anno successivo entrò quindi in ruolo come professore ordinario di chimica medica e farmaceutica presso l’Università di Pisa, dove, nel 1865, fondò la Scuola universitaria di farmacia. Dal 1874 fu anche incaricato di insegnare chimica agraria.
Nell’ultima fase della sua carriera, Orosi accentuò il suo interesse per la didattica e per la diffusione della cultura scientifica e tecnologica, che esplicitò attraverso numerosi interventi pubblici in campo scolastico e la realizzazione di fortunati dizionari e manuali.
Orosi svolse anche una costante attività politica e fece parte di numerosi consigli comunali a Livorno. Fu socio di molte accademie e società scientifiche e venne insignito della croce di ufficiale dei Ss. Maurizio e Lazzaro e dell’Ordine della Corona d’Italia.
Morì a Pisa il 14 dicembre 1875 di un cancro allo stomaco e fu sepolto nel camposanto Monumentale di Pisa.