Carlo VIII re di Francia, su invito di Ludovico il Moro scende in Italia diretto al regno di Napoli, dove rivendicando i diritti reali degli Angioini si fa poi proclamare re. Al suo passaggio in toscana, Piero dei Medici capo della repubblica fiorentina, per timore, gli cede temporaneamente le piazzeforti di Pisa, Livorno, Pietrasanta e Sarzana fino al termine dell’impresa nel napoletano. Livorno viene restituita a Firenze, ma Pisa, secolare nemica dei fiorentini coglie l’occasione per comprare la propria libertà dai francesi per 12000 scudi. I Fiorentini sdegnati dal comportamento di Piero, cacciano i Medici e instaurano la repubblica popolare.
A seguito dei fatti di prima, e di fronte alla minaccia fiorentina di riprendersi con le armi ciò che era politicamente già stato suo territorio, Pisa chiede aiuto alla coalizione ghibellina, lega che si era venuta formando tra Genova Lucca Siena, Ludovico Sforza e capitanata da Massimiliano I di Germania.
Firenze respinge tutti i tentativi di accordo e rifiuta l’intimazione di lasciar perdere Pisa e di entrare a far parte della lega.
Pensando di vincere Firenze conquistando il suo “occhio del capo nostro” come i Fiorentini avevano definito Livorno, dopo vari tentativi fatti solo via terra, tutti respinti dalla truppe fiorentine, un’armata forte di trenta navi dal mare e settemila uomini da terra cinge d’assedio dal 2 novembre1496 Il castello di Livorno. Ma il novello Golia che è convinto di travolgere facilmente il Davide che lo fronteggia, vedrà rinnovato lo storico confronto.
Firenze intanto aveva scritto al re di Francia chiedendone il soccorso ed aveva intanto inviato a Livorno delle truppe di rinforzo con a capo Andrea di Piero de’Pazzi per munire le cinque torri e le due rocche del castello e viene così organizzata una forte difesa, integrata da schiere di volontari giunti dai borghi e sobborghi vicini alla città e stufi delle continue distruzioni subite passivamente in passato. Questi volontari sono chiamati “villani” nel senso di villici, abitanti della “villa” della campagna.
E’ a questo punto che si inserisce la figura del “Villano” come ce la riporta la tradizione
Su tutti i villici accorsi, primeggia la figura di Guerrino da Montenero che a capo degli uomini del contado difende con successo le mura sul lato della rocca vecchia. Alle preponderanti forze nemiche Livorno sa opporsi con forza inaspettata e, si narra che un colpo di falconetto (Una via di mezzo fra un grosso fucile ed un cannoncino) sparato proprio dal Guerrino, abbia portato via un ansa del robone di broccato allo stesso Imperatore Massimiliano che si salva di stretta misura.
In realtà nessuno sa con certezza se sia mai esistito un Guerrino da Montenero (o Guerrino dalla Fonte di Santo Stefano secondo alcuni) o se questi sia la personificazione di quel valore dimostrato dai villani accorsi a difendere la città
Nel frattempo erano arrivati anche dei rifornimenti e soldati, portati da otto navi francesi che erano riuscite ad entrare in porto eludendo le navi nemiche, (tranne una che viene catturata).
Ma il più forte alleato dei livornesi è il vento Garbino (il Libeccio) che, il 14 novembre, dopo circa venti giorni di duro assedio, con una forza inusuale porta grande distruzione fra le navi della lega e sconvolge gli accampamenti degli assedianti, i quali provati dalla dura lotta prendono a ritirarsi verso i ponti di Stagno abbandonado definitivamente l’assedio.
Questo ritiro consente inoltre a 500 villani in armi, di effettuare una sortita, al grido di viva Marzocco, viva S. Giovanni, per sgominare definitivamente i nemici che si ritirano provati verso l’entroterra.
I fiorentini per ringraziare i Livornesi e per solennizzare l’avvenimento erigono una statua sul bastione difeso dal popolo rappresentante un villano (uomo della”villa” della campagna) con ai piedi un cane simbolo di fedeltà con un palo ad indicare le palizzate difese, un sacco ed un barile che simboleggiano il pane e l’acqua di cui si dovettero contentarsi durante l’assedio.
Questa statua ricostruita dopo l’ultimo conflitto mondiale anche se non fedele all’originale, misconosciuta a molti cittadini andrebbe valorizzata e apprezzata moltissimo in quanto simboleggia il valore e la libertà che il popolo sa conquistarsi con le sue mani.
Su indicazione del governo fiorentino, allo stemma labronico, il castello, viene aggiunto uno stendardo bianco con la parola FIDES a simboleggiare la fedeltà dimostrata dai livornesi, (e che nel contempo viene chiesta di mantenere per il futuro), alla repubblica fiorentina.