Si adoperava nella caccia e nella cattura dei lupi. Infatti la presenza del lupo nel territorio Livornese è attestata dai documenti relativi alle paghe ed alle ricompense che le comunità elargivano ai “Lupai”.
Essi provenivano soprattutto dalle regioni limitrofe montane dove da sempre questo animale predatore seminava la morte nelle greggi.
I Lupai avevano acquisito nel tempo una certa professionalità nell’allestimento di trappole e congegni atti alla cattura dei lupi. Si hanno notizie di due distinti metodi di caccia, quella detta “aperta o a forza” simile alla caccia al cinghiale con mute di cani fino a 25 – 30 che stanavano la belva e che i cacciatori poi uccidevano, dopo averla bloccata alla gola con un ferro a forca innestato su di una pertica.
L’altro tipo, meno cruento era quello che prevedeva l’uso delle trappole, tagliole, lacci, ami con esche e bocconi avvelenati.
Quest’ultima opzione era la più apprezzata perché lasciava intatta la pelliccia dell’animale.
L’avvento e la diffusione delle armi da fuoco fece cadere in disuso almeno in parte questi metodi.
Il Lupaio vestiva alla montanara con blusa di pelliccia e mantello, gambali e un cappellaccio o cappuccio, i suoi arnesi erano un bastone con all’estremità un ferro biforcuto, un grosso coltellaccio, una trappola a tenaglia e la “scarsella” o borsa a tracolla.