Beppe Orlandi (Livorno, 24 agosto 1898 – 13 agosto 1963) è stato un attore e commediografo italiano.
Nato da famiglia contadina nella frazione di Montenero, prese fin da piccolo l’abitudine di osservare i gruppi rumorosi di livornesi di pochi mezzi: uomini alticci, bambini strillanti, ma soprattutto le donne manesche e becere, che urlano e smanettano più degli uomini quasi da sembrare la loro caricatura. L’attenzione di Orlandi era catturata anche dai venditori di souvenir, di dolciumi e dal fotografo in piazza, poco sotto al sagrato, che attiravano i visitatori gridando slogan pubblicitari casarecci, che ancora nell’odierno mercato di Piazza Cavallotti è possibile sentire. Questi momenti di festa, di convito, di incontro con tutti i variopinti tipi umani che ne fanno parte vengono prontamente assimilati da Orlandi e da lui in futuro riproposti nelle parti finali delle serate musicali che animava con la sua banda suonando la batteria. Dopo qualche anno, grazie alla collaborazione di Gigi Benigni, della sua famiglia, di amici e collaboratori nasce la prima commedia della saga familiare, “La ribotta a Montinero”, rappresentata per la prima volta l’8 gennaio 1929
Considerato il “principe” del vernacolo livornese, iniziò però la sua carriera nella filodrammatica di Montenero come attore drammatico. Poi cominciò a suonare la batteria, a fare il presentatore ai Pancaldi, al Corallo. Guardava la piazza, le popolane, il loro gesticolare, il loro dialetto. Una volta imitò una donna che faceva la calza, con uno scialle in testa. Fu un successo strepitoso e quel personaggio non lo abbandonò più. Tra le sue commedie di successo ricordiamo La Ribotta a Montinero, La H’iesta, La Gita Turisti’a, la ‘ Asa aperta, L’Asiati’a, il Palio Marinaro, La Pia De Tolomei, Li Spiriti in casa della Pizzi’ata, La Paura fa 90, Ir’Fidanzamento Aristocrati’o e il capolavoro Li Sfollati.
La sua ricerca giornaliera di aneddoti, personaggi da interpretare, situazioni paradossali che magistralmente riusciva ad esasperare nella comicità diedero vita a sketch esilaranti, memorabili barzellette, poesie e stornelli tramandati negli anni, sempre ricchi di doppi sensi ma mai veramente volgari.