Carlo Azeglio Ciampi (Livorno, 9 dicembre 1920 – Roma, 16 settembre 2016) è stato un economista, banchiere e politico italiano, 10º presidente della Repubblica Italiana dal 18 maggio 1999 al 15 maggio 2006.
Figlio di Pietro Ciampi e di Maria Masino, quest’ultima nata a Pisa da famiglia di Cuneo, frequentò l’Istituto San Francesco Saverio, retto dai Gesuiti, dalla terza elementare al liceo. Saltò la quinta elementare e la terza liceo per gli ottimi voti conseguiti nelle classi precedenti.
Dopo la maturità, concorse alla Scuola normale superiore di Pisa per un posto nel corso di laurea in lettere: nella prova scritta di italiano del concorso trattò di Piccolo mondo antico di Antonio Fogazzaro e nella prova orale fu esaminato da Giovanni Gentile; superò il concorso classificandosi undicesimo insieme con Scevola Mariotti.
Durante il suo percorso di studi, compì diversi soggiorni all’estero, in particolare all’Università di Lipsia. Conseguì la laurea in lettere nel 1941.
Quando fu siglato l’armistizio dell’8 settembre 1943, Ciampi, che si trovava in Italia con un permesso, rifiutò di aderire alla Repubblica Sociale Italiana e si rifugiò a Scanno, in Abruzzo, dove trovò Guido Calogero suo professore a Pisa, condannato al confino per le sue idee antifasciste, esponente di primo piano del pensiero liberalsocialista e vicino al Partito d’Azione. Il 24 marzo 1944 Ciampi, con un gruppo di una sessantina di persone, fra cui lo stesso Calogero, altri antifascisti, prigionieri sfuggiti alla Wehrmacht e con l’aiuto della guida locale Alberto Pietrorazio, partendo da Sulmona si mise in marcia per raggiungere gli Alleati, attraversando il massiccio della Majella.
L’itinerario, passando per Taranta Peligna, condusse infine i sopravvissuti a Casoli. Il gruppo, che perse una decina di componenti, stremati dal freddo e dalla fatica, incontrò per primo i patrioti della Brigata Maiella. Ciampi riuscì quindi ad arrivare a Bari, dove consegnò a Tommaso Fiore il testo manoscritto del «catechismo liberalsocialista del Partito d’Azione» datogli da Calogero, si arruolò nel rifondato esercito italiano e si iscrisse al Partito d’Azione, di cui fondò una piccola sezione a Livorno.
Il diario personale sulla traversata fu donato da Ciampi stesso al liceo scientifico di Sulmona, in occasione della sua visita a Sulmona per l’inaugurazione de “Il sentiero della libertà”.
In seguito allo scioglimento del Partito d’Azione, nel 1947, decise di non aderire al Partito Socialista Italiano (in cui il PdAz era in gran parte confluito) o alla Concentrazione Democratica Repubblicana di Ugo La Malfa e da allora non ebbe più affiliazioni politiche, anche se rimase sempre vicino all’area liberalsocialista e progressista.
Nel 1946 sposò Franca Pilla (nata il 19 dicembre 1920), conseguì una seconda laurea, in giurisprudenza, presso l’Università di Pisa e partecipò al concorso che lo fece entrare come impiegato in Banca d’Italia, dove rimarrà per 47 anni (14 da governatore), dopo aver abbandonato l’insegnamento, che era, per sua stessa ammissione, la vera grande passione.
el 1960 fu chiamato all’amministrazione centrale della Banca, presso il Servizio Studi, di cui ha assunto la direzione nel luglio 1970. Nel 1973 diventò segretario generale, vice direttore generale nel 1976 e direttore generale nel 1978.
Nell’ottobre del 1979 fu nominato governatore della Banca d’Italia e presidente dell’Ufficio italiano dei cambi nel pieno della bufera che aveva travolto l’istituzione dopo il crack Sindona.
Nel 1992 e nel 1993 si verificò una grave crisi della politica italiana, conseguenza dello scandalo di Tangentopoli e della relativa inchiesta giudiziaria (Mani Pulite): la notizia di gravi fatti di corruzione portò a perdite di consenso dei partiti tradizionali che, fino ad allora avevano esercitato un ruolo predominante nella politica italiana, e alla fine della cosiddetta prima repubblica con conseguente inizio della seconda. Al fine di garantire stabilità al Paese e traghettarlo verso le successive elezioni il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro incaricò Ciampi di formare un nuovo governo. Dall’aprile 1993 al maggio 1994 l’ex-governatore della Banca d’Italia fu quindi il presidente del Consiglio di un governo di transizione, il primo presidente del Consiglio non parlamentare della storia della Repubblica.
Il 13 maggio 1999 venne eletto alla prima votazione, con una larga maggioranza (707 voti su 1 010), decimo presidente della Repubblica. In questa veste, egli cercò di trasmettere agli italiani quel patriottico sentimento nazionale che deriva dalle imprese del Risorgimento e della Resistenza e che si manifesta nell’Inno di Mameli e nella bandiera tricolore. Ciampi fu un presidente che, come avvenuto con Sandro Pertini, ebbe sempre un alto indice di gradimento popolare nei sondaggi fatti dai vari Istituti italiani, con una media oscillante tra il 70 e l’80% (il minimo si registrò con il 67% nel Nordest del Paese), rimanendo sempre, perciò, una delle figure nelle quali gli italiani riponevano la loro fiducia e che rafforzava, con la sua figura istituzionale, lo stesso ruolo del presidente della Repubblica. La fase più turbolenta del settennato di Carlo Azeglio Ciampi fu sicuramente quella che lo vide contrapposto a Silvio Berlusconi durante i due governi di centrodestra dal 2001 al 2006 (Governo Berlusconi II e Governo Berlusconi III)[59]. Le incomprensioni sulla strategia di politica estera e i contrasti con Berlusconi stesso e molti dei suoi ministri resero difficile, in alcuni momenti, la “coabitazione” tra le due cariche dello Stato.
Da più parti a Ciampi fu chiesto di rimanere Capo dello Stato per un secondo mandato ma, per addotte ragioni anagrafiche e di opportunità istituzionale, decise di escludere l’ipotesi di un Ciampi bis al Quirinale. Sia il centro destra, sia il centro sinistra, lo ringraziarono per il suo operato super partes e come garante istituzionale.
Ciampi si dimise da presidente della Repubblica il 15 maggio 2006, stesso giorno in cui il suo successore (nominato da Ciampi senatore a vita pochi mesi prima) Giorgio Napolitano prestò giuramento. Il suo primo atto da senatore a vita fu quello di votare la fiducia al secondo governo Prodi, esprimendosi favorevolmente riguardo al nuovo esecutivo. Ciò provocò l’accesa reazione, manifestata durante la votazione con fischi e grida, di numerosi esponenti della Casa delle Libertà.
Negli anni 2010 tese a ritirarsi sempre più a vita privata e le sue apparizioni pubbliche si fecero sempre più rare[71]; il 31 dicembre 2012, seppur debole e prostrato dalle malattie e dalle terapie, rese comunque omaggio alla camera ardente di Rita Levi Montalcini, da lui nominata senatrice a vita.
Morì il 16 settembre 2016, all’età di 95 anni in una clinica romana, per una polmonite, oltre che per le complicazioni della malattia di Parkinson. I funerali si celebrarono il 19 settembre in forma privata alla chiesa di San Saturnino, nel quartiere Trieste di Roma, dove Ciampi viveva con la moglie Franca. La Presidenza del Consiglio proclamò in concomitanza una giornata di lutto nazionale. La salma ha quindi fatto rientro a Livorno ed è stata tumulata nella cappella di famiglia all’interno del cimitero della Misericordia.