ELEONORA DI TOLEDO

Eleonora di Toledo ritratta dal Bronzino
Eleonora di Toledo con il figlio Giovanni
Eleonora con il figlio Francesco

Eleonora di Toledo (Alba de Tormes, 1522 – Pisa, 17 dicembre 1562) fu una nobildonna spagnola, figlia di don Pedro Álvarez de Toledo y Zúñiga, viceré di Napoli, e di donna María Osorio y Pimentel, marchesa di Villafranca del Bierzo. Eleonora fu la prima moglie di Cosimo I de’ Medici e la seconda ed ultima duchessa consorte di Firenze. Anche se spesso è chiamata “granduchessa Eleonora”, non fu mai granduchessa di Toscana, poiché morì prima della creazione del Granducato di Toscana.

La madre era l’ultima erede della sua casata, tanto che all’atto del matrimonio trasmise al marito il feudo ed il titolo di marchese di Villafranca. Il padre era figlio cadetto di Fadrique, secondo duca d’Alba e cugino di Ferdinando il Cattolico; dopo la morte di quest’ultimo don Pedro si era distinto soprattutto nel domare la ribellione della Navarra e nel riportarla all’obbedienza del legittimo crede del Cattolico, l’imperatore Carlo V. Proprio il valore militare e la lealtà verso l’imperatore dimostrati in questa occasione valsero a don Pedro la nomina a viceré di Napoli, carica di cui entrò in possesso il 4 sett. 1532.

A Napoli trascorse quindi gli anni dell’adolescenza. Il fasto della corte, il rango della famiglia, ma soprattutto la consapevolezza di vivere in un ambiente ostile agli Spagnoli in generale ed a suo padre in particolare dovettero imprimere un segno indelebile sulla sua personalità, dettandole quegli atteggiamenti alteri e scostanti che le saranno poi rimproverati soprattutto dai suoi sudditi fiorentini.

Eleonora andò in sposa a Cosimo I de’ Medici nella primavera del 1539, all’età di diciassette anni. Cosimo era alla ricerca di una sposa che potesse aiutarlo a rafforzare la sua posizione politica ed inizialmente aveva chiesto la mano della vedova del duca Alessandro de’ Medici, assassinato dal cugino Lorenzaccio. Ma Margherita d’Austria, figlia naturale di Carlo V, aveva mostrato delle enormi reticenze, che convenivano perfettamente a suo padre. Sfumata questa possibilità e scartata anche la candidatura di Vittoria Farnese, nipote del Papa, Cosimo fece chiedere all’imperatore attraverso i suoi inviati che fosse lo stesso Carlo V a scegliere per lui una sposa ma mentre aspettava la decisione imperiale si fece avanti don Pedro de Toledo, offrendo una delle sue figlie. Egli avrebbe preferito collocare alla corte di Firenze la maggiore, Isabella, per la quale chiedeva il pagamento di 80.000 scudi di dote da parte del promesso sposo. Ma Cosimo, avvertito da Agnolo Niccolini, suo agente a Roma, che costei era “bruttissima e di cervello il ludibrio di Napoli”, pretese ed infine ottenne la seconda. Per negoziare le condizioni del matrimonio Cosimo inviò alla corte di Napoli due emissari, Luigi Ridolfi e Iacopo de’ Medici, accompagnati dal notaio Bernardo Gamberelli, che partirono da Firenze nel febbraio 1539. L’accordo fu raggiunto soltanto il 29 marzo successivo, giorno in cui avvenne anche il matrimonio per procura.

Nonostante l’esito favorevole della trattativa e l’avvenuta celebrazione del matrimonio, la partenza di Eleonora per la Toscana fu procastinata di quasi due mesi. Nel frattempo ella si dimostrava, a detta degli agenti medicei, molto impaziente di raggiungere lo sposo e di dare inizio alla sua nuova vita e si esercitava alla comprensione della lingua italiana, cercando di leggere senza alcun aiuto le lettere che Cosimo le inviava ed a cui ella però rispondeva in spagnolo. Finalmente l’11 giugno E. salpò da Napoli accompagnata dal fratello don Garzia e da un numeroso seguito di cavalieri e dame per lo più spagnoli che richiesero, insieme col bagaglio, l’equipaggiamento di sette galere. La mattina del 22 giugno sbarcò a Livorno, accolta, in rappresentanza dello sposo, che l’attendeva a Pisa, da Onofrio de Bartolini, arcivescovo di Pisa.

Il matrimonio fu un completo successo dal punto di vista politico per Cosimo: gli garantì infatti il permanente appoggio di una delle più potenti consorterie spagnole e lo mise sullo stesso piano dei governanti degli altri Stati che costituivano il composito Impero di Carlo V.

La coppia prese residenza nel palazzo Medici di via Larga (oggi Palazzo Medici Riccardi), ma ben presto si trasferì in Palazzo Vecchio, che per l’occasione fu ristrutturato e ingrandito.

Felice fu anche il rapporto tra i due. La coppia fu veramente molto innamorata e lo testimoniano oltre ai cronisti le numerose lettere che si scambiavano. Finché Eleonora visse non si ebbe alcuna notizia di scappatelle di Cosimo. Eleonora possedeva inoltre il carattere giusto per stare al fianco di un uomo burrascoso e introverso come Cosimo de’ Medici. Era l’unica persona che aveva un qualche ascendente sul marito e dalla quale accettasse consigli e che sapeva come mitigare i suoi continui sbalzi di umore e nonostante le numerose gravidanze ed una grave malattia, probabilmente la tubercolosi polmonare, che la colpì nel 1558 e che poi si riacutizzò più volte negli anni successivi, Eleonora condivise tutte le attività del marito: tanto i viaggi di Stato quanto le non meno faticose battute di caccia e di pesca nella Maremma pisana e livornese.

I fiorentini tuttavia non l’amarono particolarmente a causa del suo carattere visto come altezzoso. Non girava quasi mai a piedi in città, ma sempre a cavallo o su una lettiga che lei stessa aveva fatto decorare, senza mai scostare le tendine per farsi guardare.

Di grande rilievo fu l’attività dispiegata da Eleonora nel campo della cultura: si adoperò per la riapertura dello Studio di Pisa e per facilitare il reperimento di alloggi in città per studenti e professori; sotto i suoi auspici sorse in Firenze l’Accademia degli Elevati per favorire lo studio della poesia, alle cui riunioni, che si tenevano nella residenza ducale, spesso interveniva di persona. Il suo mecenatismo si rivolse anche alle arti figurative: Angiolo Tori detto Bronzino fu uno dei suoi pittori favoriti, autore di tanti ritratti suoi e di altri membri della sua famiglia.

Ai figli, ma soprattutto alle femmine, fece impartire un’educazione severissima, tanto da tenerle continuamente confinate nei loro appartamenti con la sola compagnia delle dame e del confessore, seguendo assai probabilmente l’esempio dell’educazione ricevuta da lei stessa alla corte vicereale di Napoli.

La vita di Eleonora fu anche funestata da una serie di lutti familiari: la figlia primogenita Maria morì a diciassette anni, il 19 nov. 1557; nel 1561 morì la figlia minore Lucrezia, poco dopo il suo matrimonio con Alfonso II d’Este. Nell’autunno del 1562, mentre con il marito ed i due figli Giovanni, da poco assurto alla dignità cardinalizia, e Garzia era in viaggio nella Maremma livornese, questi ultimi si ammalarono di febbri malariche e morirono a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro. Pochi giorni dopo lei stessa, contagiata dallo stesso male o più probabilmente per il riacutizzarsi della tubercolosi polmonare di cui soffriva da tempo e in stato di prostrazione psicofisica conseguente alla morte dei figli, morì a sua volta in Pisa il 17 dicembre 1562. Fu sepolta, dopo solenni onoranze funebri, nella basilica fiorentina di S. Lorenzo. Le cronache raccontano di come Cosimo reagì pubblicamente con composto dolore alla perdita dalla moglie e dei figli, lasciando trasparire i suoi veri sentimenti solo in alcune lettere inviate al figlio Francesco.