Ferdinando III d’Asburgo-Lorena (Firenze, 6 maggio 1769 – Firenze, 18 giugno 1824), è stato Granduca di Toscana dal 1790 al 1801 e dal 1814 al 1824, Granduca di Salisburgo dal 1803 al 1805 (col nome di Ferdinando I) e Granduca di Würzburg dal 1805 al 1814 (col nome di Ferdinando I), secondogenito maschio di Pietro Leopoldo, granduca di Toscana e di Maria Luisa di Borbone, figlia di Carlo III di Spagna.
Nella sua educazione, come in quella del fratello primogenito Francesco, destinato a succedere nei domini della Corona austriaca, pesarono le scelte della nonna Maria Teresa e dello zio, l’imperatore Giuseppe II. Fu però lo stesso Pietro Leopoldo a stabilire minuziosamente piani di studio, basati su criteri schiettamente illuministici.
Nel febbraio 1790 l’imperatore Giuseppe II morì improvvisamente e Pietro Leopoldo abdicò al trono toscano per acquistare malvolentieri la corona asburgica. In attesa che tutto fosse pronto per la successione, Ferdiando raggiunse a Vienna il padre ed il fratello e il 19 settembre sposò la cugina Luisa, figlia di Ferdinando IV di Borbone, re di Napoli, e di Maria Carolina d’Asburgo Lorena. Frattanto, il 21 luglio, Pietro Leopoldo aveva rinunziato alla sovranità toscana in suo favore ed il 22 febbraio 1791 il nuovo sovrano poté così incaricare il presidente del Consiglio di reggenza, Antonio Serristori, di prendere possesso del Granducato in suo nome.
Subuto dopo la partenza di Pietro Leopoldo per Vienna però la situazione nel granducato si era complicata a causa delle riforme illuministiche di Pietro Leopoldo, giudicate negativamente da una parte del popolo, sfociando in aperte ribellioni nei territori di Livorno e Firenze. Ristabolita la pace dopo l’intervento deciso di Pietro Leopoldo, l’8 aprile il granduca e la granduchessa, accompagnati dall’imperatore, dai sovrani napoletani e dagli arciduchi Carlo e Leopoldo, fecero il loro ingresso in Firenze. La situazione rimaneva però complicata: I moti del 1790 avevano rivelato la notevole impopolarità delle riforme ecclesiastiche leopoldine, respinte non solo dai ceti popolari, facilmente suggestionabili dal clero, ma anche da una parte della classe dirigente e furono necessarie alcune concessioni per mantenere l’ordine. Il governo di Ferdinando procedette dunque, in una continua alternanza di provvedimenti spesso contraddittori, abolendo istituzioni recenti e ripristinando le antiche, per tornare però talvolta sui propri passi e la morte di Pietro Leopoldo nel 1792 privò Ferdinando di molta della forza necessaria a mantenere in vita le riforme volute dal padre.
La sitazione venne ulteriormente aggravata dalla Rivoluzione Francese. Dopo timido tentativo di mantenere neutrale la Toscana, continuato anche dopo l’esecuzione di Luigi XVI e Maria Antonietta, fu però costretto ad allinearsi alla coalizione antirivoluzionaria su forti pressioni dell’Inghilterra, che minacciava di occupare Livorno e l’8 ottobre 1793 dichiarò guerra alla Repubblica Francese.
Ma la posizione della Toscana divenne davvero critica dopo le travolgenti vittorie di Napoleone Bonaparte: Le truppe francesi varcarono il confine toscano il 26 giugno 1796 e nel marzo 1799 Ferdinando III fu costretto all’esilio a Vienna, in seguito al precipitare della situazione politica della penisola. Le truppe francesi rimasero in Toscana fino al luglio 1799, quando furono scacciate da una controffensiva austrorussa. La restaurazione fu però breve; già l’anno dopo Napoleone tornava in Italia e ristabiliva il suo dominio sulla Penisola; nel 1801 Ferdinando dovette abdicare al trono di Toscana, ricevendo in compenso il Granducato di Salisburgo, nato con la secolarizzazione dell’ex principato arcivescovile e poi il Granducato di Würzburg, altro stato sorto con la secolarizzazione di un principato vescovile, con l’obbligo però di allearsi alla Francia, mettendosi di fatto contro il fratello, situazione che mise in serie difficoltà Ferdinando per alcuni anni, fino a quando, capito che la caduta di Napoleone era prossima, riuscì a sganciarsi dalla Francia.
Ferdinando III tornò in Toscana nel settembre 1814, dopo la caduta di Napoleone entrando trionfalmente a Firenze il 17 di quel mese accolto calorosamente dal popolo.
La Restaurazione in Toscana fu, per merito del Granduca, un esempio di mitezza e buon senso: non vi furono epurazioni del personale che aveva operato nel periodo francese; non si abrogarono le leggi francesi in materia civile ed economica (salvo il divorzio) e dove si effettuarono restaurazioni si ebbe il ritorno delle già avanzate leggi leopoldine, come in campo penale.
Rimasto vedovo nel 1802, si risposò a Firenze il 6 maggio 1821 con Maria Ferdinanda di Sassonia, dalla quale non ebbe figli.
Ferdinando morì a Firenze, dopo breve malattia, il 18 giugno 1824; fu sepolto nelle cappelle granducali di S. Lorenzo. A succedergli fu il figlio secondogenito Leopoldo II.