GALEAZZO CIANO

Una foto ufficiale
Ciano con Mussolini e Hitler
Ciano e la moglie
L'esecuzione di Ciano

Gian Galeazzo Ciano, meglio conosciuto come Galeazzo, (Livorno, 18 marzo 1903 – Verona, 11 gennaio 1944), è stato un diplomatico e politico italiano, figlio di Costanzo Ciano.

Durante la prima guerra mondiale si trasferì con la famiglia a Venezia, dove frequentò il ginnasio “Foscarini”. Conseguì la maturità classica a Genova. Di, qui la famiglia Ciano raggiunse poi definitivamente Roma nel 1921, in coincidenza con le fortune politiche del padre, eletto deputato e l’anno successivo presente come sottosegretario nel primo governo Mussolini. Iniziò la carriera come viceconsole a Rio de Janeiro, da dove fu poi trasferito a Buenos Aires. Nel maggio 1927 venne destinato a Pechino come segretario di legazione, alle dipendenze del ministro plenipotenziario Daniele Varè. Solo alla fine del 1929 tornò a Roma, come addetto all’ambasciata italiana presso la Santa Sede, istituita dopo il concordato e affidata, al quadrumviro Cesare Maria De Vecchi.

Nel 1936 fu nominato Ministro degli affari esteri. Fu forse coinvolto nel duplice omicidio dei fratelli Carlo e Nello Rosselli, colpevoli d’essere i fondatori del movimento antifascista Giustizia e Libertà e trucidati in Francia da sicari della estrema destra francese.

Ciano si era guadagnato una certa confidenza da parte del Principe di Piemonte Umberto di Savoia, figlio di Vittorio Emanuele III e divenne il corrispondente preferito tra la casa reale ed il regime fascista.

Convinto sostenitore del regime fascista ed intimo di Mussolini, sposò il 24 aprile 1939 Edda, figlia promeginita del dittatore.

Probabilmente con l’approvazione di parte del Principe Umberto, Ciano tenne l’Italia distante dalla Germania hitleriana il più a lungo possibile, con l’aiuto dell’ambasciatore a Berlino, Bernardo Attolico ed ebbe per questo varie discussioni con il suocero, che non ne compromisero il ruolo all’interno del regime.

Dal 21 al 23 ottobre 1936 il compì la sua prima visita in Germania, dove consegnò a Hitler in persona, con una prassi inusitata in diplomazia, un dossier antitedesco preparato dal ministro inglese Anthony Eden e inviato a Roma dall’ambasciatore Grandi, a riprova della volontà italiana di operare una scelta di campo. Pochi giorni dopo (1° novembre) Mussolini a Milano annunciava la nascita dell’asse Roma-Berlino. Ciano non nascose mai la sua diffidenza nei confronti del fuhrer e dell’alleanza con la Germania e lo stesso Hitler sembra abbia consigliato più volte a Mussolini di fare attenzione al cognato.

Quando le truppe italiane invasero il Regno d’Albania e procedettero, senza incontrare resistenza, all’occupazione del paese, mostrò di guardare all’Albania quasi come a un feudo. Come sottosegretario per gli Affari albanesi caldeggiò e ottenne la nomina del suo fedele amico Zenone Benini, e fece addirittura ribattezzare il porto di Santi Quaranta in porto Edda, in onore di sua moglie.

Quando l’Italia entrò in guerra fu Ciano, per via del ruolo che ricopriva, a consegnare le dichiarazioni agli ambasciatori di Francia e Regno Unito. Pochi mesi dopo fu l’ideatore della disastrosa guerra alla Grecia, che vide le truppe italiane respinte e costrette a ritirarsi in Albania.

La sua attività politica e diplomatica apparve, nel corso di tutto il 1942, comprensibilmente ridotta, in quanto ormai ribadita e accentuata subalternità alla politica tedesca aveva posto il governo fascista in una situazione senza vie d’uscita, aggravata dalle nuove sconfitte militari che cominciavano ormai a coinvolgere tutte le forze dell’asse e a rendere quanto mai prossima e prevedibile la prospettiva di uno sbarco angloamericano nella penisola.

Dopo lo sbarco angloamericano in Sicilia, fu informato da parte dei promotori dell’o. d. g. Grandi per il Gran Consiglio del fascismo convocato per il 24 luglio della manovra tendente a restituire al sovrano le prerogative militari e politiche che istituzionalmente gli spettavano. Il pomeriggio del 23 aderì all’o.d.g. e collaboro con Grandi e Bottai alla stesura definitiva del testo.

Le previsioni ottimistiche di Ciano, che si prefigurava rimpasti e aggiustamenti dopo questa sorta di golpe, naufragarono insieme con la disillusione di Grandi, che credeva di aver operato per consegnare il comando al Maresciallo d’Italia Enrico Caviglia e che, invece, vide salire al potere il parigrado ma poco gradito Badoglio.

Badoglio avrebbe d’un tratto bruciato tutte le aspettative dei gerarchi, schierando una compagine d’apparato tutta «del re» e cominciando immediatamente la defascistizzazione dello Stato

Durante i quarantacinque giorni badogliani fuggì a Monaco di Baviera, convinto di trovarvi protezione e un aereo per la Spagna, dove gli era stato assicurato asilo politico.

Dopo l’armistizio e la successiva costituzione, nell’Italia centro-settentrionale, della Repubblica sociale italiana asservita ai Tedeschi, il suo nome fu incluso nella lista dei traditori che i fascisti intransigenti volevano giustiziare per il voto al Gran Consiglio; anche i Tedeschi fecero pressione in tal senso. Per la verità nel settembre i rapporti fra Ciano e Mussolini, liberato dai Tedeschi, erano sembrati, grazie anche alle intercessioni di Edda, molto migliorati se non vicini a una riappacificazione; ma il 19 ottobre Ciano fu trasferito da Monaco a Verona, dove fu consegnato alla polizia della Repubblica fascista e rinchiuso nel carcere degli Scalzi.

Fu istituito il 27 ottobre 1943 un tribunale straordinario speciale, con il compito specifico di giudicare e condannare i firmatari dell’o.d.g. Grandi e il processo, svoltosi dall’8 al 10 gennnaio 1944 in condizioni di assoluta illegalità e arbitrio giuridico, si concluse con la condanna a morte dei principali imputati presenti. Nonostante i tentativi della moglie di salvargli lavita, la mattina dell’11 gennaio 1944 venne fucilato alla schiena nel poligono di tiro della fortezza di San Procolo, a Verona.