GIUSEPPE BANDI

Giuseppe Bandi (Gavorrano, 15 luglio 1834 – Livorno, 1º luglio 1894) è stato un patriota, scrittore e giornalista italiano.

Giuseppe Bandi nacque da Agostino ed Emilia Mazzinghi. A causa del lavoro di avvocato del padre dovette compiere i suoi studi in diverse località della Toscana per poi laurearsi in giurisprudenza a Siena. Come molti universitari all’epoca aderì alla Giovine Italia di Mazzini e fu arrestato prima nel 1857 ed espulso dal granducato poi nuovamente nel 1858 e condannato ad un anno di reclusione a Portoferraio.

Dopo la fuga di Leopoldo II dalla Toscana, uscito dal carcere si arruolò nell’esercito toscano e fu nominato sottotenente, conobbe Garibaldi con cui restò sempre in ottime relazioni. Ottenne poi la nomina a sottotenente dell’esercito Sardo ma seguì Garibaldi coi Mille, attivandosi per i rifornimenti a Talamone, sbarcò a Marsala e fu ferito gravemente a Calatafimi. Ripresosi, seguì il generale in tutta la campagna militare raggiungendo il grado di Maggiore.

Partecipò alla terza guerra d’indipendenza, fu ferito a Custoza e fatto prigioniero dagli Austriaci.

Dopo la guerra nel 1868 sfidò a duello un superiore e deferito al consiglio di disciplina, fu revocato dal servizio. Fu il via ad un’attiva collaborazione con vari giornali fino a dirigere la Gazzetta Livornese, di cui divenne proprietario nel 1876. L’anno dopo fondò Il Telegrafo, come estensione della gazzetta. Spostatosi politicamente a destra, su spinta del Crispi, appoggiò la candidatura parlamentare di benedetto Brin e fu amico dell’imprenditore Luigi Orlando, anche lui ex garibaldino.

Dai suoi giornali lanciò continuamente strali contro socialisti ed anarchici e in risposta venne pugnalato a morte il 1° luglio del 1894 mentre si recava al lavoro al giornale in carrozza scoperta. Gli assassini e il loro mandante, scoperti vennero condannati rispettivamente a 30 anni e all’ergastolo. Nel 1902 fu pubblicata la sua opera postuma I Mille da Genova a Capua, 

Pluridecorato per le campagne dei 1000 e delle guerre d’indipendenza, riposa ora nel cimitero della Misericordia a Livorno