Giuseppe Maria Gioacchino Cambini (Livorno, 13 febbraio 1746 – Parigi, 29 dicembre 1825) è stato un compositore e violinista italiano.
Sembra che, fanciullo, sia stato avviato allo studio della musica nella sua città con un certo maestro Polli. Fu poi allievo del lucchese F. Manfredi e nel 1763 venne inviato a Bologna, ove fino al 1766 avrebbe studiato sotto la severa guida del padre Martini. Nel 1767 si recò a Firenze e, in qualità di violista, fece parte di un quartetto d’archi (forse il più eccezionale che la storia della musica ricordi), costituito da L. Boccherini (violoncello), W. Manfredi e P. Nardini (violini).
Successivamente si recò forse a Napoli, ove avrebbe iniziato la sua carriera d’operista facendo rappresentare una opera, peraltro ignorata dalle cronache teatrali del tempo; di questi anni è una notizia scarsamente attendibile, secondo la quale, durante il viaggio di ritorno da Napoli a Livorno, venne catturato dai pirati e venduto poi come schiavo in Barberia, e in seguito condotto in Spagna, ove un mercante veneziano, certo M. Zamboni, gli fece riacquistare la libertà pagandone il riscatto. Dopo questa ipotetica avventura, che contribuì a gettare sulla sua vita un alone di leggenda e di cui non resta altra testimonianza che una cronaca anonima del 1776.
In seguito si recò a Parigi, ove probabilmente si era recato già nel 1768 al seguito di Boccherini. Nella capitale francese ottenne la protezione dell’ambasciatore di Napoli che, raccomandatolo al principe di Conti, poté farlo presentare da questo a F. J. Gossec, direttore dei “Concerts des amateurs” e personaggio di grande rilievo nella vita musicale parigina. Il compositore francese, ben disposto verso il giovane musicista italiano, offrì subito a Cambini l’opportunità di far eseguire sue composizioni, tra cui vane sinfonie, che ottennero un buon successo.
Nello stesso periodo scrisse varie opere per i teatri parigini, rivelando grande facilità di scrittura e una grazia tutta italiana, caratterizzata da una piana e scorrevole struttura melodica d’impronta chiaramente pergolesiana, che tuttavia non sempre venne apprezzata dalla critica francese, la quale gli rimproverava certe inflessioni troppo superficiali; in esse infatti si poteva individuare la mancanza d’una ispirazione drammatica veramente sentita, che la pur irreprensibile struttura musicale e l’eleganza stilistica non sempre riuscivano a celare.
Caduto in difficoltà economiche e non avendo la possibilità di trovare un’altra sistemazione conveniente, venne aiutato dal ricco mercante Armand Séguin, che gli affidò la direzione dei concerti privati che si tenevano nel suo palazzo parigino.
Nei primi anni dell’Ottocento firmò contratti con periodici e riviste, tra i quali la Allgemeine musikalische Zeitung e i Tablettes de Polymne, che pubblicò i suoi articoli fino al 1811. Da questa data, Cambini sparisce senza lasciar traccia dai documenti.Michaud afferma che la sua morte è avvenuta in Olanda nel 1818, notizia che gode di una certa credibilità presso gli studiosi, mentre Fétis parla di un suo doloroso e tragico ricovero nel manicomio di Bicêtre, dove trovò la morte nel 1825.