I QUATTRO MORI

Il MONUMENTO dei QUATTRO MORI è un celebre gruppo scultoreo che si innalza in piazza Micheli, a Livorno.

Celebra le vittorie del granduca Ferdinando I de’ Medici e dell’Ordine dei cavalieri di Santo Stefano sui corsari barbareschi, che imperversavano e razziavano le coste toscane.

Sul finire del XVI secolo, per volontà di Francesco I de’ Medici furono avviati i primi lavori per la realizzazione della nuova città fortificata di Livorno, secondo il progetto dell’architetto Bernardo Buontalenti; tuttavia fu Ferdinando I, salito al potere nel 1587, a dare maggior impulso al colossale cantiere, tanto da essere considerato il vero fondatore della città.

The MONUMENT of the FOUR MORI is a famous sculptural group that stands in Piazza Micheli, in Livorno.

It celebrates the victories of the Grand Duke Ferdinando I de ‘Medici and the Order of the Knights of Santo Stefano over the Barbary pirates who raged and raided the Tuscan coasts.

At the end of the sixteenth century, by the will of Francesco I de ‘Medici, the first works for the construction of the new fortified city of Livorno were started, according to the project of the architect Bernardo Buontalenti; however it was Ferdinand I, who came to power in 1587, who gave greater impetus to the colossal construction site, so much so that he was considered the true founder of the city.

Successivamente, nel 1621 fu dato incarico a Pietro Tacca di completare l’opera di Bandini con l’aggiunta, alla base del piedistallo, di quattro mori incatenati, che lo scultore portò a termine in più riprese, tra il 1623 ed il 1626. Lo stesso Tacca eseguì un gruppo di trofei barbareschi che furono collocati intorno alla statua di Ferdinando, mentre un suo allievo, Taddeo di Michele, realizzò la sommità del piedistallo in marmo. Il monumento avrebbe dovuto essere completato da due fontane con mostri marini, realizzate dal Tacca intorno agli anni trenta del Seicento, che però non giunsero mai a Livorno, ma furono poste in piazza della Santissima Annunziata a Firenze.

Subsequently, in 1621 Pietro Tacca was commissioned to complete Bandini’s work with the addition, at the base of the pedestal, of four chained Moors, which the sculptor completed on several occasions, between 1623 and 1626. Lo Tacca himself made a group of Barbary trophies that were placed around the statue of Ferdinand, while one of his pupils, Taddeo di Michele, made the top of the marble pedestal. The monument should have been completed by two fountains with sea monsters, made by Tacca around the 1830s, which never reached Livorno, but were placed in Piazza della Santissima Annunziata in Florence.

I Quattro Mori in Catene

Il monumento dei Quattro Mori rischiò tuttavia di essere distrutto durante l’invasione francese di Livorno, nel marzo del 1799; l’esercito transalpino, apparentemente animato da ideali di libertà e uguaglianza sociale o forse per recuperare il bronzo delle statue come in altre occasioni durante le spoliazioni napoleoniche, vedeva nei mori incatenati un simbolo di oppressione e tirannide. Ciò nonostante l’opera riuscì ad essere salvata, ma i soldati francesi la depredarono dei trofei barbareschi.

However, the monument of the Quattro Mori risked being destroyed during the French invasion of Livorno, in March 1799; the transalpine army, apparently animated by ideals of freedom and social equality or perhaps to recover the bronze of the statues as on other occasions during the Napoleonic spoliation, saw in the chained Moors a symbol of oppression and tyranny. Nonetheless, the work managed to be saved, but the French soldiers robbed it of Barbary trophies.

Nel giugno 1950, a seguito di accurati restauri, le opere tornarono a Livorno e furono ricollocate al loro posto, ai margini di una città ancora devastata dai bombardamenti.

Nei secoli, il monumento dei Quattro mori impressionò numerosi viaggiatori e scrittori stranieri, che lo descrissero nelle proprie opere: è il caso, tra gli altri, del reverendo islandese Ólafur Egilsson (secondo quarto del XVII secolo), oppure di Ethel Lilian Voynich, che ricordò il gruppo nel proprio romanzo storico Il figlio del cardinale, libro particolarmente apprezzato nei paesi socialisti.

In June 1950, following careful restorations, the works returned to Livorno and were relocated to their place, on the edge of a city still devastated by bombing.

Over the centuries, the monument of the Four Moors impressed many foreign travelers and writers, who described it in their works: this is the case, among others, of the Icelandic Reverend Ólafur Egilsson (second quarter of the 17th century), or of Ethel Lilian Voynich, who he remembered the group in his historical novel The Cardinal’s Son, a book particularly appreciated in socialist countries.

Il monumento sorge davanti alla piccola darsena che il granduca Ferdinando I de’ Medici fece scavare sul finire del Cinquecento per ampliare il porto di Livorno; il gruppo scultoreo, posto nei pressi della possente cinta muraria, avrebbe così attestato l’autorità granducale agli occhi dei numerosi viaggiatori che avrebbero fatto scalo a Livorno.

L’opera è costituita dai Quattro mori in bronzo incatenati alla base di un alto piedistallo, sopra il quale si innalza la statua del medesimo Ferdinando I. Il granduca è rappresentato con l’uniforme dell’Ordine dei cavalieri di Santo Stefano, l’istituzione militare fondata da Cosimo I de’ Medici per combattere gli ottomani e la guerra di corsa nel Mar Mediterraneo.

The monument stands in front of the small dock that the Grand Duke Ferdinando I de ‘Medici had excavated at the end of the sixteenth century to expand the port of Livorno; the sculptural group, placed near the mighty city walls, would thus have attested the grand-ducal authority in the eyes of the numerous travelers who would have made a stopover in Livorno.

The work consists of the Four Moors in bronze chained to the base of a high pedestal, above which the statue of Ferdinand I himself rises. The Grand Duke is represented with the uniform of the Order of the Knights of Santo Stefano, military founded by Cosimo I de ‘Medici to fight the Ottomans and the racing war in the Mediterranean Sea.

Foto da antoniateoli.blogspot.com

Tale idea artistica non è nuova. Il tema dei captivi, ovvero dei prigionieri che dimostrano la forza militare di un comandante, esiste fin dall’arte romana (si pensi ai Prigionieri Daci del Foro di Traiano), e in tale chiave vennero recuperati nel Rinascimento, come nei celebri Prigioni di Michelangelo per il monumento al papa guerriero Giulio II. Analoghi complessi si trovano poi nel monumento equestre dello stesso Tacca, rappresentante il re Enrico IV di Francia, eretto sul ponte nuovo a Parigi (1614) e abbattuto con la Rivoluzione francese nel 1792. Un’analoga opera fu eretta in memoria de re di Francia Luigi XIV nel 1684 sulla Place des Vosges, ed abbattuta anch’essa nel 1792. Infine nel Museo Nazionale di Monaco di Baviera si conservava il bozzetto per un monumento equestre dedicato al principe elettore Massimiliano Emanuele Wittelsbach, dove, sul lato anteriore, sono posti in angolo due statue bronzee di mori.

I Quattro mori costituiscono comunque la parte più rilevante dell’opera: le accentuate torsioni (mutuate dallo stile di Giambologna) e le smorfie di dolore ben rappresentano la condizione di prigionia dei soggetti, che si sublima in un insieme di grande realismo ed eleganza. Infatti Pietro Tacca prese a modello alcuni mori reclusi nel Bagno dei forzati, la vasta prigione ubicata a breve distanza dalla Fortezza Vecchia. I modelli furono scelti per rappresentare le quattro età della vita dell’uomo e sono di diversa etnìa, tutti con espressione di sommesso dolore psicologico e rassegnazione.
I primi due posti sul fronte del complesso monumentale rappresentano un uomo vigoroso, il più giovane degli altri, conosciuto col nome di Morgiano e forse di origine greca o ionica, con lo sguardo rivolto verso il cielo. Gli fa coppia sull’angolo destro il vecchio corsaro, tradizionalmente conosciuto come Alì Melioco, forse di origine turca. La profonda attenzione ai particolari anatomici manifesta l’età avanzata del suo corpo muscoloso e possente, evidenziata in particolare dalle rughe che gli solcano il viso.

La coppia di statue posteriori fu posta alla base del monumento solo successivamente. Il primo corsaro, di etnia probabilmente nordafricana e conosciuto da alcuni col nome di Alì Salettino (dalla città di Salé), rappresenta il vigore dell’età matura, ancora con un fisico possente ed energico. Infine il quarto è di chiara origine africana subsahariana.

This artistic idea is not new. The theme of captives, or prisoners who demonstrate the military strength of a commander, has existed since Roman art (think of the Dacian Prisoners of the Forum of Trajan), and in this key they were recovered in the Renaissance, as in the famous Michelangelo’s Prisons. for the monument to the warrior Pope Julius II. Similar complexes are then found in the equestrian monument of Tacca himself, representing King Henry IV of France, erected on the new bridge in Paris (1614) and demolished with the French Revolution in 1792. A similar work was erected in memory of the king of France Louis XIV in 1684 on the Place des Vosges, and also demolished in 1792. Finally, the sketch for an equestrian monument dedicated to the elector Maximilian Emanuele Wittelsbach was kept in the National Museum of Munich, where, on the front side, they are placed in corner two bronze statues of Moors.

The Quattro Mori however constitute the most relevant part of the work: the accentuated twists (borrowed from Giambologna’s style) and the grimaces of pain well represent the prison condition of the subjects, which is sublimated in a set of great realism and elegance. In fact, Pietro Tacca took as a model some of the Moors imprisoned in the bathroom of the convicts, the vast prison located a short distance from the Old Fortress. The models were chosen to represent the four ages of man’s life and are of different ethnicities, all with an expression of subdued psychological pain and resignation.
The first two places on the front of the monumental complex represent a vigorous man, the younger of the others, known by the name of Morgiano and perhaps of Greek or Ionian origin, with his gaze turned towards the sky. The old corsair, traditionally known as Ali Melioco, perhaps of Turkish origin, is paired with him on the right corner. The deep attention to anatomical details shows the advanced age of his muscular and powerful body, highlighted in particular by the wrinkles that furrow his face.

The couple of rear statues were placed at the base of the monument only later. The first corsair, probably of North African ethnicity and known by some as Alì Salettino (from the city of Salé), represents the vigor of a mature age, still with a powerful and energetic physique. Finally, the fourth is of clear sub-Saharan African origin.