Jacopo Inghirami (Volterra, luglio 1565 – Volterra, 3 gennaio 1624) è stato un ammiraglio della flotta del Granducato di Toscana.
Rimasto orfano in giovane età di entrambi i genitori, si dedicò agli studi umanistici e alla musica, ma, indirizzato verso la professione delle armi, entrò nell’Ordine dei cavalieri di S. Stefano, milizia creata da Cosimo I de’ Medici nel 1562 con lo scopo di combattere gli Ottomani nel Mediterraneo.
Ricevette l’abito di cavaliere il 13 giugno 1581 e iniziò il triennio di addestramento teorico-pratico previsto per i giovani membri della milizia. Terminato il corso, iniziò a navigare sulle galere stefaniane, prendendo parte a numerose crociere. Dopo alcuni anni divenne comandante di una compagnia di fanteria imbarcata. Nell’autunno 1590 ebbe per la prima volta il comando, seppure per un solo mese, della galera “S. Giovanni”.
Nel 1593 lasciò temporaneamente il servizio nella marina stefaniana per andare a battersi in Francia nell’esercito della Lega cattolicar. Rientrato in Toscana all’inizio del 1596, il 25 aprile fu nominato dal nuovo granduca e gran maestro dell’Ordine stefaniano Ferdinando I de’ Medici comandante della “Livornina”, la più piccola nave della Marina dell’Ordine per poi venire promosso nel 1599 come capitano della “Padrona”, seconda galera della flotta per importanza.
Ferito al petto da un colpo di archibugio durante un attacco ai danni degli ottomani in Algeria, ebbe durante la convalescenza un duro alterco con Marcantonio Calefati, altro comandante della flotta che già nutriva risentimento nei confronti di Inghirami a causa delle sua rapida carriera, uscendone vincitore.
Il 27 luglio 1604 fu nominato viceammiraglio e il 30 maggio 1605, dopo un vittorioso attacco a Prevesa, venne promosso ammiraglio per la durata di tre anni. In tale veste prese parte a parecchie crociere nel Mediterraneo e nell’Egeo e compì ardite operazioni contro centri rivieraschi musulmani.
Il 2 febbraio 1618 fu nominato governatore di Giustizia del presidio della città e del porto di Livorno e in tale veste ebbe modo di battersi per evitare speculazioni sul cambio delle monete, per ridurre le pretese dei navicellai e per istituire un corpo di pompieri.
Il 7 aprile 1621 fu richiamato a comandare la squadra navale stefaniana con il grado di generale delle galere, titolo che mantenne sino al giorno della sua morte, avvenuta a Volterra il 3 gennaio 1624.