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NEDO NADI

Nedo Nadi (Livorno, 9 giugno 1894 – Portofino, 29 gennaio 1940) è stato uno schermidore e dirigente sportivo italiano.

Figlio di Giuseppe, abile schermidore che era stato allievo del grande Pini e fondatore del circolo schermistico Fides di Livorno, e di Assunta Pistolesi

Ancora ragazzo, ebbe l’onore di incrociare la lama in alcuni assalti amichevoli col grande maestro del padre. 

Nedo Nadi e il fratello minore Aldo, fin da piccoli,  furono avviati alla scherma dal padre, il maestro d’armi Giuseppe Nadi (fondatore dello storico Circolo Scherma Fides di Livorno), il quale li allenò con durezza al pari degli altri allievi della propria scuola. Nella sua palestra i due ragazzi si allenavano con il fioretto e la sciabola. La spada invece era proibita, perché il padre la riteneva un’arma indisciplinata. Nedo era quindi costretto ad andare a tirare di spada altrove, di nascosto dal padre. Sembra che questi una volta avesse dichiarato: “Nedo vincerà tutto quello che si potrà vincere nella scherma. Quando si stancherà, Aldo lo sostituirà”. Secondo molti la sua profezia non risultò essere andata lontano dalla verità.

Nedo Nadi vinse il Torneo dell’Imperatore a Vienna, quindi debuttò appena diciottenne alle Olimpiadi ai Giochi di Stoccolma nel 1912. Ed ottenne subito il primo successo olimpico, l’oro nel fioretto individuale.

. La Prima Guerra mondiale non lo fiaccò perché alla fine di essa era già pronto ad esibirsi di nuovo sulle pedane e Terminata la guerra partecipò alle Olimpiadi del 1920 di Anversa in veste di alfiere portabandiera della spedizione azzurra e capitano della squadra italiana di scherma, da lui totalmente scelta. Nedo Nadi compì l’impresa di diventare campione olimpico in tutte e tre le armi nella stessa edizione dei Giochi. Vinse l’oro a squadre nella spada, ed entrambi gli ori (individuale e a squadre) sia nel fioretto che nella sciabola. Mancò solo l’oro individuale nella spada, a causa di problemi intestinali che lo costrinsero ad abbandonare il torneo. Portato in trionfo dagli stessi avversari, fu uno dei protagonisti di quella Olimpiade, assieme al fratello Aldo e al finlandese volante Paavo Nurmi ad Anversa nel 1920 vinse ben cinque titoli di cui tre a squadre con il fratello Aldo, a Puliti, Urbani e Baldi, tutti livornesi !!! Il campione che non poteva perdere” così era soprannominato Questa affermazione contribuì enormemente a dare valore e lustro alla Scuola Livornese di Scherma.

La volontà del padre e un obbligo scrupoloso a rimanere sempre sulla breccia e vincere ogni avversario in tutto il Mondo, minarono purtroppo gravemente il suo fisico. Nel 1925 ebbe incarichi importanti dalla Federazione Nazionale della Scherma.

I dissapori che si crearono tra i fratelli Nadi e che neppure il padre Beppe riuscì mai a dissolvere erano al parere di molti una bella presenza e un discreto fascino di Aldo (che poi andò a Hollywood) e un piglio più grintoso, ma meno fantasioso del fratello Nedo. Insomma, un D’artagnan guascone e bello (Aldo), e un “tecnico”, ma imbattibile (Nedo). E pensare che tra le due lame nessuno si sarebbe mai sognato di passare e tantomeno di incrociarle! 

 Si racconta che ad Anversa re Alberto I del Belgio, vedendo l’atleta italiano ricevere un premio per la terza volta, gli chiedesse se per caso non ci fosse un errore. Nedo Nadi spiegò cortesemente a Sua Maestà, in perfetto francese, che non c’era stato alcun errore e che era sua intenzione tornare altre due volte, come poi fece.

Dopo quelle Olimpiadi Nedo Nadi si trasferì in Argentina, allenando e gareggiando per il Jockey Club di Buenos Aires. Rientrò in Italia alla fine del 1923, con il fisico debilitato ma con un cospicuo conto in banca. Si sposò e riprese a tirare di scherma per passione. Nel 1930 dimostrò ancora la sua bravura di schermitore di livello internazionale, vincendo il Campionato del Mondo per “professionisti”, cioè i Maestri di Scherma.

Venne nominato commissario tecnico della squadra azzurra per le Olimpiadi del 1932 a Los Angeles, e nel 1936 divenne presidente della Federazione Italiana Scherma, incarico che mantenne fino alla morte. Sotto la sua presidenza, l’Italia conquistò quattro ori e tre argenti e due bronzi ai Giochi del 1936. Fu anche giornalista sportivo.

Nedo Nadi morì nel 1940, a soli quarantacinque anni, stroncato da un ictus. Fu sepolto a Portofino (Genova) poco oltre all’ingresso del cimitero alla sinistra della chiesa di San Giorgio.