PIETRO MASCAGNI

Il teatro Mascagni a Livorno

Pietro Antonio Stefano Mascagni (Livorno, 7 dicembre 1863 – Roma, 2 agosto 1945) è stato un compositore e direttore d’orchestra italiano.

Pietro Mascagni nacque il 7 dicembre 1863, a Livorno, in piazza delle Erbe. Dopo aver ultimato gli studi ginnasiali, ai quali affiancò anche lo studio del pianoforte e dell’organo, dal 1876 si dedicò agli studi musicali – contro la volontà del padre, uno dei più noti panettieri della città, seguendo gli insegnamenti di Alfredo Soffredini, fondatore dell’Istituto Musicale Livornese (in seguito dedicato a Mascagni), dove studiò anche violino, contrabbasso e alcuni strumenti a fiato; con Soffredini, in particolare, studiò armonia e contrappunto.

Trasferitosi a Milano, per studiare al Conservatorio con Amilcare Ponchielli e Michele Saladino, Mascagni condivise una stanza in affitto con Giacomo Puccini. In conservatorio, però, Mascagni si trovò presto in difficoltà: i metodi e i contenuti della disciplina musicale impartita dai docenti si scontravano col suo temperamento e con la sua musica più moderna, anche se aveva Amilcare Ponchielli dalla sua parte. Nel 1885 Mascagni abbandonò il Conservatorio di Milano (e gli studi di musica), unendosi a compagnie d’operetta come direttore d’orchestra. Nel dicembre 1886, in tournée con la compagnia Maresca, fece tappa a Cerignola, dove il sindaco allora in carica invitò lui e la futura moglie, Argenide Marcellina Carbognani, a fermarsi, offrendogli di dirigere la neonata Filarmonica locale. Nella cittadina dauna Mascagni resterà, salvo momentanee assenze per concerti e impegni artistici, nella casa di via Assunta, sino al 1895, componendo ben cinque opere – Cavalleria rusticana, L’amico Fritz, I Rantzau, Guglielmo Ratcliff e Silvano – e dando lezioni di musica e canto.

Nel luglio del 1888 s’iscrisse ad un concorso, indetto dalla casa editrice Sonzogno, per un’opera in un singolo atto. Mascagni chiese al suo amico Giovanni Targioni-Tozzetti, poeta e professore di letteratura all’Accademia Navale di Livorno, di scrivere un libretto. Targioni-Tozzetti scelse Cavalleria rusticana, avvalendosi della collaborazione di Guido Menasci. L’opera, che fu completata l’ultimo giorno valido per l’iscrizione al concorso, si piazzò tra le prime tre (su 73 partecipanti), insieme al Rudello di Vincenzo Ferroni e a Labilia di Nicola Spinelli, e il 17 maggio 1890 debuttò al Teatro Costanzi di Roma, ottenendo un successo clamoroso di pubblico e vincendo il concorso.

Negli anni successivi, Mascagni iniziò a collaborare con Luigi Illica, già librettista di Catalani, Giordano e Puccini, per la stesura dell’Iris, commissionata dall’editore Ricordi. Contemporaneamente alla composizione di Iris, Illica e Mascagni lavorarono insieme ad un altro progetto, Le maschere, stavolta per Casa Sonzogno. Nel frattempo continuò col suo lavoro di direttore d’orchestra, dirigendo, tra l’altro, sei concerti alla Scala di Milano.

Dal 1899 al 1900 le sue tournée in qualità di direttore d’orchestra lo portarono a Pietroburgo, Vienna e negli Stati Uniti. Seguirono altre tournée in Europa e negli Stati Uniti, fino a che, nel 1903, assunse la carica di direttore della Scuola Nazionale di Musica di Roma, alla quale affiancò, a partire dal 1909, anche la direzione artistica del Teatro Costanzi di Roma. Questo doppio incarico non impedì a Mascagni di continuare i suoi viaggi di lavoro per il mondo, comprese due tournée in Sud America, durate diversi mesi. 

Il 16 gennaio 1935 venne rappresentata alla Scala Nerone, l’ultima sua fatica, su libretto del sempre fedele Targioni-Tozzetti. In occasione del cinquantenario di Cavalleria rusticana (1940) l’opera fu incisa su disco. L’anno successivo, 1941, diresse le celebrazioni per il cinquantenario dell’Amico Fritz, col tenore mascagnano Ferruccio Tagliavini. Tra il 1943 e il 1944, ormai ottantenne, Mascagni terminò la sua carriera di direttore al Teatro Adriano di Roma.

Pietro Mascagni morì nel suo appartamento al Grand Hotel Plaza di Roma (sua residenza stabile dal 1927) il 2 agosto del 1945: il Presidente del Consiglio dell’epoca, Ferruccio Parri, gli negò i funerali di Stato, ritenendolo compromesso con il regime fascita. Radio Mosca fece un minuto di silenzio e la folla si accalcò per omaggiare la salma. Ancora oggi si può visitare il suo sepolcro al Cimitero della Misericordia di Livorno, dove le sue spoglie furono trasferite nel 1951.