Sabatino Lopez (Livorno, 10 dicembre 1867 – Milano, 27 ottobre 1951) è stato un drammaturgo, critico letterario e docente italiano.
La famiglia paterna, all’anagrafe Lopez Nunes, era di origine marrana e si era stabilita a Livorno alla fine del XVI secolo; entrambi i genitori furono insegnanti e coltivarono la passione per il teatro, trasmettendola al figlio.
frequentò il liceo Niccolini a Livorno; si iscrisse quindi all’Università di Pisa dove si laureò in lettere, nel 1888, con Alessandro D’Ancona, discutendo una tesi sul poema eroicomico nel XVI secolo.
Fin dagli anni universitari aveva iniziato a collaborare con fogli locali e giornali (tra cui Il Telegrafo, Il Telefono, Il Rospo volante, Cronaca minima); fu amico di Enrico Panzacchi che lo incoraggiò a scrivere per il periodico Battaglia bizantina. Con i librettisti Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci, suo compagno di studi dal ginnasio in poi, e con Pietro Mascagni, visse le ansiose aspettative per la nascita di Cavalleria rusticana. Strinse, nonostante la differenza d’età, affettuosa amicizia con il poeta G. Marradi, entrando in rapporto anche con C. Pascarella.
Non appena laureato, ebbe la cattedra di lettere italiane presso la scuola tecnica pareggiata di Bologna; fu in questa città che, il 12 febbraio 1889, avvenne il suo debutto come autore drammatico con l’atto unico Oriana.Fu, però, con la commedia in tre atti Di notte – messa in scena all’arena del Sole di Bologna il 25 luglio dello stesso anno dalla compagnia Diligenti, che ottenne il primo vero successo.
Nell’anno scolastico 1891-92 fu chiamato dalla scuola tecnica statale di Cuneo: qui, come poi nel corso dei trasferimenti che costellarono la sua carriera scolastica, prese a frequentare l’ambiente letterario e artistico locale. Nell’autunno del 1892 passò a Napoli, sempre alle scuole tecniche. Passò a Sassari nell’anno scolastico 1893-94 e in quello successivo a Catania, dove insegnò per tre anni e dove conobbe Giovanni Verga e Federico De Roberto, con cui stabilì un fraterno e durevole rapporto.
Nel 1897 fu chiamato a insegnare a Genova, dove sarebbe rimasto fino al 1911 e dove L.A. Vassallo, all’epoca direttore del Secolo XIX, lo chiamò a collaborare come cronista e critico teatrale. Proprio in appendice al giornale, nel 1901, fu pubblicato a puntate il suo romanzo sui “guitti” Gli ultimi zingari.
Raggiunto il successo con il dramma in tre atti Bufere, ambientato nella società altoborghese palermitana, ma soprattutto con La buona figliola, venne messo da parte negli successivi alla fine del primo conflitto mondiale, ritrovando il successo solo nel 1928 con La signora Rosa, prodotto dalla compagnia Niccodemi.
Con questo successo si ritrovò di nuovo al centro dell’attenzione, festeggiato da tutto l’ambiente teatrale e culturale; fu un periodo molto attivo, finché nel 1938 le leggi razziali promulgate dal governo fascista lo bandirono, in quanto ebreo, da tutti i palcoscenici e dai giornali. Dopo l’8 settembre 1943, con l’occupazione nazista, dovette rifugiarsi in Svizzera. Rientrato a Milano, pubblicò S’io rinascessi (Milano 1949) e riprese a collaborare con il Corriere della sera.
Morì a Milano il 27 ott. 1951.