FERDINANDO I DE’ MEDICI

Ferdinando ritratto da Scipione Punzone
Ferdinando in abiti cardinalizzi ritratto da Alessandro Allori
Ferdinando da bambino ritratto da Angelo Bronzino

Ferdinando I de’ Medici (Firenze, 30 luglio 1549 – Firenze, 3 febbraio 1609) è stato un cardinale italiano e il terzo Granduca di Toscana.

Quinto figlio di Cosimo I de’ Medici e della prima moglie Eleonora di Toledo, fu tenuto a battesimo da Ferdinando d’Asburgo, re di Boemia e di Ungheria e futuro imperatore, da cui prese il nome.

Trascorse gran parte dell’infanzia nelle ville medicee suburbane di Castello, dell’Ambrogiana, di Belvedere e viene descritto dai suoi predecessori come studente svogliato ed ottuso, forse a causa di un difetto alla vista.

La sua posizione di quartogenito  parve escluderlo da ogni eventualità di successione al trono granducale ma la sua vita cambiò prospettiva quando, nel novembre del 1562, morirono, a causa di febbri malariche contratte nella Maremma pisana, due suoi fratelli maggiori, Giovanni, destinato alla carriera ecclesiastica, nominato cardinale nel 1560 ed arcivescovo di Pisa nel 1561, e Garzia, destinato alla carriera militare, erede designato dei patrimonio materno. Lo stesso Ferdinando si ammalò ma sopravvisse alla malattia.

Il 6 gennio 1563, all’età di poco più di tredici anni, fu nominato a sua volta cardinale da Papa Pio IV, in sostituzione del fratello Giovanni ma non ricevette mai gli ordini sacri. Gli storici riportano di come il Pontefice fosse restio alla sua nomina ma dovette cedere a causa del debuto di gratitudine verso la famiglia Medici, che lo aveva sostenuto durante il conclave.

Nonostante il giudizio dei precettori, Ferdinando si dimostrò ligio ed attento au suoi dovere riuscendo a tessere una fitta rete di alleanze e con il tempo, agli impegni ecclesiastici e curiali si affiancarono quelli più strettamente connessi con le strategie e gli interessi dinasticì, da lui attentamente seguiti, come dimostrano le lettere inviate con cadenza più che settimanale al padre ed al fratello Francesco, cui nel 1564 il primo aveva ceduto il governo dello Stato. Da queste lettere si evince anche un rapporto talvolta conflittuale con il fratello, in particolare riguardo alla sua relazione con Bianca Cappello e la sua gestione del Granducato, che Francesco preferiva delegare ai suoi molti consiglieri.

A seguito dell’improvvisa morte del fratello, avvenuta ad un solo giorni di distanza da quella di Bianca, Ferdinando gli succedette sul trono del Granducato di Toscana nel 1587, a 38 anni. Si preoccupò di difendersi dai sospetti di avvelenamento ordinando che le salme fossero sottoposte ufficialmente ad autopsia e si premunì contro le eventuali pretese di Antonio, figlio di Bianca e di Francesco, nato al di fuori del matrimonio, ma successivamente legittimato dal padre. Di Bianca cercò invece di cancellare perfino il ricordo: ne ordinò l’immediata sepoltura nella cripta sotterranea di S. Lorenzo, escludendola totalmente dal funerale solenne poi celebrato per Francesco il 15 dicembre e ne fece cancellare dovunque le armi, restaurando al loro posto quelle di Giovanna d’Austria, prima moglie di Francesco.

Mantenne l’ufficio di cardinale anche dopo essere diventato granduca fin quando, per ragioni dinastiche, dovette abbandonare la porpora per sposare Cristina di Lorena nel 1589. La felice unione tra i due riscattò l’immagine del Granducato dopo lo scandalo di Bianca Cappello e venne benedetta dalla nascita di ben nove figli.

Ferdinando I fu l’esatto opposto del suo fratello e predecessore Francesco. Profondamente interessato al benessere ed alla crescita del Granducato, ristabilì il sistema giudiziario, riorganizzò le corporazioni, i dazi e soprattutto l’apparato burocratico e promosse una riforma fiscale. Incoraggiò il commercio e guadagnò molta della sua ricchezza attraverso l’istituzione, in tutte le più importanti città europee, di banche controllate dai Medici.

Fece deviare parte del flusso dell’Arno in un naviglio che migliorò sensibilmente gli spostamenti commerciali tra Firenze e Pisa. Grazie ad un progetto d’irrigazione, da lui promosso, fu possibile rendere coltivabili molti terreni, da Pisa a Fucecchio, dalla Val di Chiana, fino alla Valdinievole.

Un suo editto di tolleranza verso gli ebrei e gli eretici (le cosiddette Leggi Livornine) fece di Livorno un porto franco per numerosi ebrei spagnoli che erano stati espulsi dalla Spagna nel 1492 e per altri stranieri e della città curò un piano di espansione volto a farne il tanto desiderato sbocco sul mare di Firenze. Fu proprio durante il suo regno che Livorno venne elevata al rango di città, con una cerimonia avvenuta in Fortezza Vecchia dove Bernardetto Borromei venne nominato da lui stesso primo gonfaloniere togato.

In politica estera si impegnò a rendere il Granducato indipendente dall’aiuto dell’Impero Asburgico e fu in quest’ottica che organizzò le nozze della nipote Maria con Enrico IV di Francia. Si dimostrò comunque piuttosto spregiudicato nelle alleanze quando, resosi conto dell’inaffidabilità politica di Enrico, ri riavvicinò agli Asburgo organizzando il matrimonio tra il figlio Cosimo II e Maria Maddalena d’Austria.

Uno dei suoi ultimi progetti in qualità di granduca fu la spedizione di Thorntorn, unico tentativo italiano di creare una colonia nelle Americhe. La spedizione, che aveva in progetto l’esplorazione del Brasile settentrionale e nelle Guiane, partì nel 1608 dal nuovo porto ingrandito di Livorn comandata dal capitano inglese Thornton, ma al ritorno a Livorno nel 1609 trovò deceduto da pochi mesi Ferdinando I ed il suo progetto coloniale venne annullato dal successore Cosimo II.